“Con quella squadra vincevo pure io”

È interessante che un paese ossessionato dal calcio come questo, dove la prima cosa che si fa con i bambini appena camminano è mettergli un pallone davanti, abbia prodotto una comunità di tifosi tanto vasta quanto mediamente incompetente. Forse c’entra il fatto che guardiamo il calcio più come tifosi che come appassionati, forse c’entra uno stile narrativo da parte della stampa e delle telecronache concentrato più sulla narrazione emotiva – “CCEZIONALE!”, “PROPRIO LUI!”, eccetera – che sulla spiegazione tecnica. Nel tempo si è diffusa moltissimo in Italia la figura dell’appassionato di calcio che non capisce niente di calcio e la finale di Champions League di sabato mi ha fatto individuare il suo tratto distintivo: quello che permette di riconoscerlo tra un milione. L’appassionato di calcio che non capisce niente di calcio è quello che dice, con l’aria di chi la sa lunghissima: “Con quella squadra lì vincevo pure io”.

Il più delle volte, questo esemplare di tifoso dice quello che dice per sminuire il lavoro di allenatori che non gli piacciono (non gli piacciono perché hanno allenato squadre rivali o perché non ne apprezzano lo stile e il carattere, anche qui la tecnica c’entra poco) o che hanno vinto qualcosa di grosso dopo essere stati trattati da brocchi, e quindi creano una dissonanza cognitiva da ricomporre. Per esempio: quelli che insultavano Massimiliano Allegri all’inizio della stagione, e profetizzavano un anno di disgrazie per la Juventus, oggi dicono che “con quella squadra vincevo pure io”. Oppure: quelli che tre anni fa a Roma sfottevano Luis Enrique, oggi dicono che “con quella squadra vincevo pure io”. Sicuramente nessuno dei lettori di questo blog ha mai detto niente di così sconcio, ma ho pensato che potesse essere utile mettere per iscritto tre argomenti razionali che potete girare al vostro amico che cade nella categoria. Prima di elencare le argomentazioni, ecco una foto scattata tre anni fa a quello che oggi è probabilmente un esemplare del tifoso di cui sopra.

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1. Il tifoso che la sa lunga pensa che con una squadra piena di grandissimi campioni in ogni reparto, allestita con una montagna di soldi, anche lui potrebbe vincere scudetti e Champions League. Benché sia spesso uno di quelli per cui “i soldi hanno rovinato il calcio”, teorizza di fatto che i soldi fanno la differenza sopra qualsiasi cosa: e quindi gli allenatori non contano, è inutile che stiate lì a dire “che bravo” a gente come Allegri, Luis Enrique, Mourinho, eccetera, perché con quella squadra lì, dice, vincerebbe pure lui. Ora: queste sono le ultime dieci squadre che hanno vinto la Champions League.

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Ognuna di queste squadre, quando ha vinto la Champions League, era piena di grandissimi campioni in ogni reparto e allestita con una montagna di soldi. Se ne deduce che, secondo il tifoso che la sa lunga, chi fosse l’allenatore di queste squadre formidabili sia irrilevante: con fenomeni e budget del genere lui avrebbe vinto dieci Champions League. Consecutive.

2. La tesi del tifoso che la sa lunga contiene un’implicazione evidente ma mai davvero esplorata: che ci sia ogni anno soltanto una squadra così nettamente più forte delle altre dal punto di vista tecnico ed economico che potrebbe vincere anche se la allenasse lui, e quindi questo ineluttabilmente non può che accadere. È ovvio che non è così.

Per restare a questa stagione appena conclusa, la definizione “squadra piena di grandissimi campioni, allestita con una montagna di soldi” si può ragionevolmente applicare alle seguenti squadre: Barcellona, Real Madrid, Paris Saint-Germain, Manchester United, Manchester City, Chelsea, Arsenal, Bayern Monaco. Probabilmente il tifoso di cui sopra avrebbe detto “con quella squadra vincevo pure io” se qualunque di queste otto avesse vinto la Champions League: probabilmente lo dice per il Barcellona quest’anno, lo diceva per il Barcellona di Guardiola, lo dice per il Chelsea di Mourinho, lo diceva per l’Inter e il Real Madrid di Mourinho, lo diceva per il City di Mancini, eccetera. Eppure la Champions League ogni anno la vince una soltanto; quattro di queste squadre addirittura in questa stagione non hanno vinto niente; tre di queste negli ultimi dieci anni la Champions League non l’hanno vinta mai. La differenza la fanno molte cose: una di queste, una tra le più importanti, sono gli allenatori.

3. Qualche domanda. Se basta avere grandi campioni e tanti soldi per vincere, perché le società si svenano e si scervellano per accaparrarsi i migliori allenatori sul mercato? Perché non affidano le squadre non dico al nostro amico tifoso, ma a un umile e sconosciuto coach delle squadre giovanili? Perché non le allenano i proprietari stessi? E il tifoso che la sa lunga, e che solo un sistema ingiusto e corrotto tiene lontano dai trofei che altrimenti collezionerebbe, perché non si è consolato diventando ricco con le scommesse sul calcio? Perché lo diceva già a luglio che Luis Enrique e Allegri avrebbero sbancato, no?

Francesco Costa

Vicedirettore del Post, conduttore del podcast "Morning". Autore dal 2015 del progetto "Da Costa a Costa", una newsletter e un podcast sulla politica americana, ha pubblicato con Mondadori i libri "Questa è l’America" (2020), "Una storia americana" (2021) e "California" (2022).