Un governo Letta senza Letta

Forse anche un po’ peggio, per l’ingiusta rimozione di Emma Bonino, per un paio di nomine estemporanee, per la mancanza di qualsiasi guizzo di idee e visione (persino nella composizione del governo Letta ce n’era qualcuno) e perché intorno a Renzi – per merito e responsabilità di Renzi – circolano aspettative molto alte. È sicuramente un giudizio limitato e prematuro, visto che un governo non è un album di figurine, e d’altra parte Renzi è un solista più che un giocatore di squadra; ma qualcosa è. Se questa partita doveva darci un primo indizio sulla capacità di Renzi di fare uno strappo, di fare Renzi, di riuscire nel miracolo di inventarsi qualcosa di nuovo e diverso con la stessa debole maggioranza che sosteneva il governo Letta, il primo indizio è negativo. Che Renzi riesca a smuovere una situazione immobile era e resta tutto da vedere, al netto dei prevedibili primi mesi di slancio, e penso sia saggio e opportuno rimandare un giudizio fondato a tra qualche mese; con oggi è ragionevole però preoccuparsi un po’ di più. Anche perché se le riforme istituzionali richiederanno tempo e fatica – non è colpa di Renzi, ma sarà difficile fare una riforma elettorale che toglie ai partitini il potere di ricatto governando insieme con un partitino che ha potere di ricatto – su tutto il resto ci si attende e ci è stato promesso qualcosa di nuovo: oggi non c’è stato. Comunque auguri, sinceri.

Francesco Costa

Vicedirettore del Post, conduttore del podcast "Morning". Autore dal 2015 del progetto "Da Costa a Costa", una newsletter e un podcast sulla politica americana, ha pubblicato con Mondadori i libri "Questa è l’America" (2020), "Una storia americana" (2021) e "California" (2022).