I Grandi Autori e la pirateria

L’ultimo spot antipirateria postato da FIMI su Youtube e prodotto in collaborazione con Confindustria Cultura e SIAE è un’impietosa rappresentazione di parte dell’industria musicale italiana: quella che non ha ancora capito cos’è Internet, e che si batte con ogni mezzo per ottenere il famoso regolamento AGCOM sulla tutela del copyright in rete.
Se il target dello spot fossero gli adolescenti che smanettano sulle reti peer-to-peer o scaricano gratis ogni novità alimentando la c.d.”pirateria”, la scelta di Lavezzi e Paoli come testimonial potrebbe suscitare facili ironie giurassiche.
In realtà lo spot non è rivolto ai fruitori della musica digitale del domani e non ha alcun intento “educativo”. Il video è rivolto ai nostri policy maker: a quella banda di ultra-sessantenni che governa le sorti del nostro paese e che non sa cosa sia un download o una rete p2p, ma sa chi è Lavezzi e ricorda Caterina Caselli quando ancora chiedeva “Perdono” certa che nessuno la potesse giudicare.
Sul valore artistico dei nuovi alfieri del copyright digitale non si può dir nulla, ma è significativo che tra i Grandi Autori prestati alla causa dei produttori non vi sia nessuno che sia al momento nelle classifiche del download, legale o illegale. E’ una scelta credo voluta, proprio per le finalità del video. Deve toccare i nostri parlamentari, i commissari AGCOM e la nostra gerontocrazia, certo più vicina al cielo in una stanza che non alle reti di comunicazione, che nelle nostre stanze portano il mondo tutt’intero.

I protagonisti del video sono mesti, terribilmente seri ed imbronciati, al limite della depressione. L’atmosfera è cupa, quasi lugubre. Non c’è vita nè passione. Non c’è traccia di futuro. Vengono dati i numeri, i soliti sugli indimostrati danni da pirateria, letti slogan usurati, di provata inefficacia, e si pongono bizzarre domande retoriche, la cui risposta è però tutt’altro che scontata.

Gino Paoli si chiede ammiccando perché “i grandi social network e i motori di ricerca” sono contrari alle proposte di legge che potrebbero fermare la pirateria. Il riferimento è ovviamente al tribolato regolamento AGCOM, che non essendo appunto una legge, è in disperata ricerca di una legittimazione parlamentare e democratica. Il video vorrebbe dargli una mano, ma la domanda contiene in sé un trabocchetto. Chi sono “i grandi social network“ che si oppongono? Sono in realtà i fruitori della rete, il “popolo della rete”, che però non esiste perché è semplicemente la gente: i nuovi cittadini digitali che grazie alla rete partecipano ed esercitano come mai prima d’ora i loro diritti.
Però era brutto dire ai parlamentari con aria truce: “Di fronte a proposte di legge che potrebbero fermare la pirateria la gente si oppone”.
Qualche domanda se la sarebbero posta davvero, e forse qualcuno gli avrebbe spiegato che non ci si oppone perché si vuole tutto gratis e si voglion derubare gli artisti, ma perché si vuol preservare la libertà di comunicare e condividere ciò che si ama garantendo la neutralità della rete. Meglio far dire a Gino Paoli che ad opporsi è Zuckerberg: mica che lui vota in Italia!

Ad Einaudi viene assegnata la domanda più imbarazzante: “Ma davvero potete pensare che autori e produttori abbiano qualche interesse a limitare la libertà di espressione e la libera circolazione delle idee?” La risposta è si, e la dà nello stesso video il povero Battiato elogiando i giardini recintati di Steve Jobs, auspicando un web fatto di DRM e sistemi di lock-in.
Provate a comprare un e-book. Se riuscite a leggerlo sul vostro device (cosa non semplice se non è il device che l’editore ha deciso di farvi usare), provate a prestarlo alla vostra fidanzata, e ditemi se non provate la sgradevole sensazione che qualcuno limiti la vostra capacità di comunicare ciò che amate. Fate lo stesso con un qualsiasi download, superando il numero massimo di terminali abilitati dai signori della musica.
Provate a remixare o campionare un pezzo altrui creando opere nuove, come fece Walt Disney, che grazie al pubblico dominio, ora di fatto estinto, ha dimostrato come creatività e fantasia siano figlie legittime di ciò che è spacciato per “pirateria”. Insomma, provate a fruire delle nuove opere digitali e delle straordinarie potenzialità creative del nostro tempo e poi rispondete serenamente alla domanda di Einaudi.

Mi chiedo fino a quando i grandi artisti si piegheranno a logiche antiche, senza cogliere le straordinarie opportunità del nostro tempo. Le loro opere sono la linfa vitale, e loro sono i primi che devono chiedere un cambio di passo: non ha senso continuare a rafforzare leggi vecchie e incompatibili col nostro tempo. Chiedano con forza nuove regole che tutelino l’atto creativo e non un business anacronistico. Esistono decine di proposte per il copyright 2.0 a favore di autori, artisti e interpreti, ma le multinazionali si oppongono. Si chieda Gino Paoli, con lo stesso ghigno: perché?

Eppure Ron Internet l’aveva visto:

Verrà un giorno che gli aerei voleranno da soli faranno rotta dove vogliono loro e più niente li potrà fermare nessun radar li potrà intercettare passeranno i confini del mondo toccheranno le stelle… il mondo avrà una grande anima sarà una grande anima come un’enorme nube magica dal polo fino all’Africa…

Non sarà il cloud, ma certo ci si avvicina.

Carlo Blengino

Avvocato penalista, affronta nelle aule giudiziarie il diritto delle nuove tecnologie, le questioni di copyright e di data protection. È fellow del NEXA Center for Internet & Society del Politecnico di Torino. @CBlengio su Twitter