Un messaggio a effetto zero

Vent’anni dopo, Silvio Berlusconi è ancora uguale a se stesso. Qui sta tutta la forza del suo atteso videomessaggio, agli occhi degli italiani che decidono di credergli se non altro perché non hanno alternative. E qui sta anche tutta la debolezza, perché a parte l’aspetto fisico il confronto con il Berlusconi del ’94 (e anche dei successivi) è totalmente insostenibile per quello del 2013.

Basti solo considerare l’effetto politico della mossa di ieri.
Un effetto nullo. Tutti coloro che avrebbero avuto un motivo per temere il ruggito del leone ferito e ormai quasi in catene, hanno tirato un sospiro di sollievo. Come del resto s’era capito da giorni che sarebbe successo. Non solo non ci sarà alcuna crisi di governo, ma i ministri del Pdl sono invitati a impegnarsi di più. Se qualcuno due mesi fa avesse detto a Letta che il giorno della decadenza di Berlusconi dal parlamento avrebbe avuto questo esito, il premier non ci avrebbe creduto.
In sedici minuti di messaggio la questione della fiducia al governo non è stata neanche sfiorata. Non s’è ascoltato neppure ciò che da Berlusconi sarebbe stato legittimo aspettarsi, almeno un altolà sulla questione dell’aumento dell’Iva.
Certo, sparisce anche l’aulico e ispirato riferimento alla famosa pacificazione fra destra e sinistra: dall’altra parte sono tornati a esserci solo comunisti amanti delle tasse. Ma se nel Pdl non si sogna più la pacificazione, diciamocelo, pochi se ne dispiaceranno nel Pd degli asfaltatori.

L’incitamento a ribellarsi contro la magistratura politicizzata e ad arruolarsi da missionari nella nuova-vecchia Forza Italia è a somma zero: nulla più dell’ovvio e del prevedibile, saranno rivitalizzati probabilmente coloro che già si sentivano investiti della missione. Ma la Terra promessa si allontana nel tempo e nello spazio. E rimane indefinito chi sarà il condottiero, o meglio il sostituto-condottiero.
Infine, i temi di battaglia politica enunciati da Berlusconi fanno prevedere una campagna elettorale – quando ci sarà – condotta dalla destra esattamente con le stesse parole di sempre, sugli stessi punti di sempre, con le stesse scuse sempre accampate per giustificare vent’anni di promesse mancate.
Nulla di cui un centrosinistra ringiovanito e rinnovato dovrebbe avere paura.

Stefano Menichini

Giornalista e scrittore, romano classe 1960, ha diretto fino al 2014 il quotidiano Europa, poi fino al 2020 l’ufficio stampa della Camera dei deputati. Su Twitter è @smenichini.