Troppe acrobazie sui NoTav

Vediamo se, dopo tanti sarcasmi, possiamo tornare su quel famigerato concetto di vocazione maggioritaria. Alla luce dei fatti concreti però, non delle politologie o delle esigenze della lotta correntizia nel Pd. E riprendendo il discorso lì da dove era cominciato – la risposta al fallimento dei due anni di governo dell’Unione – visto che i corsi e i ricorsi della politica riportano il centrosinistra al medesimo punto di allora: come ci si regola con quella parte della sinistra che mette in mora il proprio senso dello Stato appena la piazza comincia a premere più forte? Allora, dopo le drammatiche esperienze di ministri in piazza coi Cobas, ci si regolò con quella formula.

E oggi? Siamo di nuovo lì, dopo che i possibili alleati di governo del Pd si sono dovuti disincagliare dalla follia della Val Susa ricorrendo a contorti e abusati artifici retorici. La scelta di Vendola per la nonviolenza è fuori discussione. Invece è discutibile l’ambiguità del rapporto con un movimento che anche nelle sue componenti civiche, e perfino in quelle istituzionali dei sindaci, aveva chiaramente messo nel conto l’esplosione di violenza dei compagni di viaggio metropolitani. Anche a cose fatte e a sangue versato, per i leader NoTav quella di domenica è «una vittoria»: nessuna traccia di autocritica o presa di distanza.

Allora il problema non è condannare i paramilitari: ci mancherebbe altro che non fossero condannati. Il problema è pretendere dai partiti che hanno ambizioni di governo di fare i conti con le aree sociali che sponsorizzano. E poi fare scelte di campo conseguenti, anche sul merito delle scelte: Napolitano ieri ricevendo Virano ha dato un segnale esplicito. I radicalismi ci sono e ci saranno sempre, non vanno criminalizzati né espulsi. Però bisogna parlar loro chiaro, e rompere quando è inevitabile. Il Pd non può rischiare di ritrovarsi questi nodi irrisolti quando dovesse essere al governo, per colpa dell’eccesso di calcolo di chi pensa di uscire dalle strettoie politiche solo con verbose acrobazie dialettiche.

Stefano Menichini

Giornalista e scrittore, romano classe 1960, ha diretto fino al 2014 il quotidiano Europa, poi fino al 2020 l’ufficio stampa della Camera dei deputati. Su Twitter è @smenichini.