Tagliamo anche Di Pietro

Chi sta salvando dalla scure dei tagli l’adeguamento della pensione di tutti gli anziani italiani a rischio di povertà? Di Pietro e i suoi scatenati seguaci, quelli che pochi giorni fa votavano la fiducia e oggi accusano il professor Monti di essere «garante degli evasori fiscali, dei mafiosi e della criminalità organizzata»?

Nossignori. Come al solito, com’è sempre nei momenti difficili, i demagoghi e gli urlatori di professione si sono tenuti alla larga dalle stanze dove, faticosamente e con risultati ancora parziali, la maggioranza di Monti ha cominciato a smussare i punti più acuti e dolorosi (ingiustamente dolorosi) del decreto salva-Italia. Già al primo giorno di confronto parlamentare, la misura che aveva indotto a piangere la Fornero ha perduto parte del suo impatto negativo, riorientandosi verso altri e ben più fortunati percettori di pensioni-baby o superpensioni.

È solo l’inizio, la manovra può ancora migliorare. Il Pd è impegna to nello sforzo. Il Pdl idem, anche se con un atteggiamento equivoco: l’ordine di scuderia per tutti i berlusconiani è di marcare grande freddezza verso le misure di austerità (di cui sono in realtà i primi responsabili). Il Terzo polo si è messo nella scia delle modifiche, dopo aver tentato di passare per più montiano di Monti.Non potrà rimanere senza conseguenze questa vicenda, che si svolge sotto gli occhi di un’Italia confusa, ansiosa, incerta tra fiducia e pessimismo.

Di Pietro ha già giocato tante altre volte col fuoco, ha già infranto altri patti, ha già tradito amicizie e alleanze. È un raider, la specie più pericolosa in momenti in cui si pretende responsabilità. Il Pd l’ha tenuto accanto a sé (facendogli nel 2008 un regalo immeritato e inutile) per trattenere un pezzo dell’Italia della rivolta antipartitica.

Le alleanze non sono il tema di oggi, ma è oggi che vanno denunciati i demolitori di professione. Per poterli scaricare domani: scaricare loro, conquistando invece la fiducia degli elettori (anche dipietristi) che in cambio dei sacrifici vogliono equità e risultati, non i paroloni vuoti di un demagogo.

Stefano Menichini

Giornalista e scrittore, romano classe 1960, ha diretto fino al 2014 il quotidiano Europa, poi fino al 2020 l’ufficio stampa della Camera dei deputati. Su Twitter è @smenichini.