Come salvare la campagna elettorale del PD

Penso che se il Partito Democratico vuole ancora giocarsela nelle cinque settimane scarse che rimangono prima delle elezioni del 4 marzo ha una scelta soltanto: deve mandare avanti Paolo Gentiloni. Il PD deve far capire chiaramente agli elettori che il suo rappresentante ha la faccia rassicurante e amichevole del nostro attuale presidente del Consiglio. Secondo me ci sono almeno cinque ragioni per farlo. E una che spiega perché non sarà fatto.

1. La leadership di Renzi è in grande difficoltà
La capacità di Renzi di galvanizzare le truppe durante una campagna elettorale sembra essersi appannata. Non è più il rottamatore che vuole fare piazza pulita della fallimentare classe dirigente: è l’ex presidente del Consiglio che cerca di convincerci di aver governato bene e, quando non ci riesce, incolpa le fake news. Ha molte difficoltà a imporre la sua agenda sulla campagna elettorale, non riesce a controllare il dibattito e le sue proposte non fanno presa sui media. Se le cose stanno così il PD, e lo stesso Renzi, hanno poco da guadagnare a tenerlo come unico frontman della campagna elettorale.

2. Paolo Gentiloni piace
Secondo i sondaggi, che dobbiamo sempre prendere con una certa cautela, Gentiloni è il leader nel quale gli italiani hanno più fiducia. Il suo gradimento è addirittura il doppio di quello del segretario del PD, secondo un sondaggio IPSOS di pochi giorni fa. Agli italiani Gentiloni piace: ha un’immagine paciosa e rassicurante e in molti sembrano gradire il modo in cui ha governato. C’è di mezzo anche la fortuna: Renzi si è dimesso proprio all’inizio di un periodo di sostanziosa ripresa economica. Centinaia di migliaia di italiani hanno percepito la loro situazione migliorare e la loro fiducia crescere proprio mentre a Palazzo Chigi c’era qualcuno che non era Renzi.

3. Gentiloni piace a quelli a cui non piace Renzi
Secondo Nando Pagnoncelli, autore del sondaggio IPSOS:

[Il consenso per Gentiloni] risulta significativamente più elevato tra le persone meno giovani, tra laureati, ceti medi, dirigenti e pensionati, studenti e cattolici. Viceversa è meno popolare tra operai, disoccupati, casalinghe e lavoratori autonomi. Il premier oggi può contare sul consenso di quattro elettori su cinque del Pd, di oltre la metà degli elettori di Liberi e uguali e di circa un quarto degli elettori pentastellati e del centrodestra.

In altre parole, Gentiloni piace proprio a quel segmento di popolazione su cui il PD sembra aver puntato tutto negli ultimi anni di governo e nel corso della campagna elettorale: anziani, moderati e classe media (se non proprio benestanti): lo stesso elettorato su cui il centrodestra ha dimostrato di avere ancora una presa insospettabile e la cui perdita rischia di costare al PD una storica sconfitta.

4. Significa riprendere la guida della campagna elettorale
La più grossa difficoltà di Renzi e del PD negli ultimi mesi è stata quella di imporre la propria agenda elettorale. Il centrosinistra è da mesi al costante inseguimento dei suoi avversari, apparentemente incapace di dettare un tema su cui le altre forze politiche siano costrette a discutere. È sulla difensiva per il reddito di cittadinanza, è sulla difensiva per la flat tax ed è stato sulla difensiva persino per la proposta di Pietro Grasso di abolire le tasse universitarie. Dire chiaramente che sarà Gentiloni a guidare il prossimo governo significa sparigliare le carte. Per almeno qualche giorno, giornali e telegiornali non parleranno che di quello. Gli avversari saranno costretti a prendere una posizione e saranno loro, per una volta, a inseguire il PD sul suo terreno.

5. Renzi torna a fare Renzi
L’idea è che quindi Renzi affidi il ruolo di frontman a Paolo Gentiloni. Il presidente del Consiglio dovrebbe parlare ad anziani e moderati, assumere il ruolo di volto moderato che assicura continuità e assenza di scossoni per il futuro (il ruolo che Renzi sta cercando di recitare oggi). Coperto con Gentiloni l’elettorato che va difeso e in parte riconquistato al centrodestra, Renzi avrebbe finalmente le mani libere per fare quello che gli viene meglio: galvanizzare gli elettori delusi.

Renzi non più impastoiato dalla necessità di rassicurare anziani e possessori di titoli di stato potrebbe tornare a essere il Renzi del 2011 e del 2012, un leader politico che promette una nuova era di rinnovamento, che attacca le classi dirigenti e annuncia una nuova fase di rottamazione. Renzi avrebbe mano libera per tornare a parlare ai giovani e ai 30 e 40enni, la generazione che gli ha consegnato la guida del PD (e poi del paese) e che da lui è stata sistematicamente abbandonata negli ultimi anni. In altre parole, nel poco tempo che resta prima delle elezioni, Renzi e Gentiloni dovrebbero giocare allo stesso gioco di un’altra coppia di politici che negli ultimi mesi ha dimostrato una vitalità inaspettata: Matteo Salvini e Silvio Berlusconi. Gentiloni deve diventare il Berlusconi che parla agli anziani. Renzi il Salvini che parla agli arrabbiati.

Perché Renzi non lo farà
Renzi sa bene che Gentiloni è un’arma potente nel suo arsenale e per questo nelle ultime settimane ha fatto alcune importanti concessioni. Ha detto, ad esempio, che ciò che è importante è che il prossimo presidente del Consiglio sia del PD. È un’implicita apertura a Gentiloni, ma dal punto di vista elettorale non è ancora sufficiente. Ma Renzi è anche un grande giocatore d’azzardo: tra l’alternativa sicura e la scommessa azzardata sceglierà sempre la seconda. Lo ha fatto nel febbraio 2014 quando decise di andare al governo subito senza passare per le elezioni. E lo fece di nuovo con la campagna sul referendum costituzionale. Oggi lo sta facendo per la terza volta. Come ha scritto oggi sul Corriere della Sera Massimo Franco: «Il segretario dem nutre una speranza residua di compiere il miracolo e di dare ancora le carte».

Significa recuperare tutto il consenso perso nei confronti del Movimento 5 Stelle (si tratta forse di più di cinque punti percentuali in questo momento), tornare ad essere il primo partito e, dopo le elezioni, riuscire a portare via al centrodestra un numero sufficiente di parlamentari da avere la fiducia con un nuovo governo con lui alla guida. Renzi non potrebbe percorrere questa strada se già oggi iniziasse a dire che il futuro presidente del Consiglio è Paolo Gentiloni. Scegliere Gentiloni, secondo me, significa massimizzare le possibilità di avere un governo a guida PD nella prossima legislatura, un governo che Renzi potrebbe influenzare in quanto segretario del principale partito che lo sostiene. Puntare tutto su Renzi significa scommettere sulla possibilità relativamente ridotta che, grazie a un inaspettato recupero, Renzi riesca di nuovo a sedersi a Palazzo Chigi. Personalmente, ho pochi dubbi su cosa Renzi sceglierà di fare.

Davide De Luca

Giornalista. Ho scritto per l’Arena di Verona e per l’Agence Europe di Bruxelles. Ho collaborato ad alcuni libri d’inchiesta su CL e la finanza cattolica. Mi piacciono i numeri e l’economia e cerco di spiegarli in modo semplice. Su Twitter sono @DM_Deluca