Uscendo da scuola

Non ho ancora un’opinione su questa riforma della scuola: con la scuola le cose sono complesse e delicate, non esistono “soluzioni” o modelli esatti, nessuno da solo “conosce la scuola” in tutte le sue implicazioni, e credo di avere cominciato a contestare le riforme della scuola con Pedini e la Falcucci: abbastanza presto da essermi vaccinato e voler studiare le cose con minori certezze preventive.

Ma anche per queste ragioni – oltre che per solidi legami familiari con persone che a scuola ci sono state molto – mi permetto di suggerire che non trovo efficaci e convincenti gli approcci di chi stia contestando questa riforma nei termini di una contrapposizione tra il governo e “la scuola” e come se le vittime eventuali ne fossero insegnanti e istituzione scuola in quanto tale. Il governo sta sostenendo da tempo che il funzionamento di un paese e il suo futuro passano per un buon funzionamento della scuola: a questo messaggio bisogna quindi contrapporre un argomento che sappia negare che la riforma vada in questo senso, e non invece uno che rappresenti i danneggiati nei lavoratori della scuola. Mentre le manifestazioni e le campagne di questi giorni – ultima quella “virale” #ringraziaundocente – stanno raccontando che a dover essere difesi siano gli insegnanti.

La scuola è un mezzo: un mezzo per tantissime cose, e un mezzo potentissimo. Ma è un mezzo, serve a migliorare le persone e il mondo, in ultima analisi: non a se stessa. È in questi simili che va discusso il modo di renderla efficace. E il governo – per saggezza o furbizia – l’ha raccontata in simili termini: contrapporgli invece un’idea di diritti e dubbi dei lavoratori della scuola è quantomeno perdente, senza nulla togliere alla legittima difesa di quei diritti e dubbi. Bisogna raccontare a tutti gli altri italiani che sono l’Italia e il suo futuro che peggioreranno, invece di migliorare, per via di questa riforma: e questo ho l’impressione che non stia passando. Mi pare che dalla scuola il messaggio che arriva sia “date retta a noi che ne sappiamo”, troppo esclusivo. E se è vero che le riforme della scuola sono diventate un rituale, nella storia italiana, anche le proteste contro la riforma della scuola non mi sembra adottino nuove prospettive o suggeriscano futuri promettenti. Pedini e Falcucci.

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Luca Sofri

Giornalista e direttore del Post. Ha scritto per Vanity Fair, Wired, La Gazzetta dello Sport, Internazionale. Ha condotto Otto e mezzo su La7 e Condor su Radio Due. Per Rizzoli ha pubblicato Playlist (2008), Un grande paese (2011) e Notizie che non lo erano (2016).