Quell’ultimo ponte

Che una battaglia si svolga intorno a un ponte è avvenuto e avviene ancora, che di questi tempi si trasferisca intorno al ponte del 17 marzo e all’eventualità di farsi una vacanza è rivelatore di tempi migliori, ma anche peggiori.
A me questa battaglia pare una grande fesseria. Che adesso una festa che non c’è mai stata e che mai ci sarà debba diventare fondamentale per la difesa della patria e della sua unità ha a che fare solo con la sudditanza di sinistra all’abbassamento del livello del dibattito da parte della destra. L’articolo di stamattina di Adriano Prosperi su Repubblica – persona di grande e ammirevole saggezza – mi pare sia andato per questa tangente: ritenere che siccome quattro buffoni leghisti vogliano usare anche quest’occasione per demolire l’identità nazionale, allora bisogna erigere barricate a difesa anche di quest’occasione, di una data che se chiedi in giro nessuno sa nemmeno quale sia. Contano i simboli? Molto meno di quanto sostiene Prosperi, secondo me: e bisognerebbe cominciare invece a predicare la riflessione sui contenuti, sulle cose, sulla loro realtà, invece che perdersi in infiniti dibattiti su parole e simboli che nel frattempo hanno perso significati e radici perché abbiamo smesso di occuparcene.
Ma anche essendo indulgenti su questo attaccamento ai simboli, qua il simbolo non c’è: non può arrivare Gianni Letta, dopo averne parlato con Giuliano Amato, e creare un simbolo nella proclamazione del re d’Italia nel 1861, che poi dobbiamo immediatamente buttarci a difendere da critiche che – come riconosce Prosperi – arrivano anche in buona fede e con argomenti sensati (un altro giorno di vacanza? un ponte? e che bisogno ce n’è?), illudendoci persino che quel giorno susciterà – in spiaggia, sui colli – riflessioni sull’Italia.
Ormai è fatta, ’sta festa, e ce la terremo. Ma a farne barricate rinuncerei: non per benaltrismo, ma perché a forza di fare barricate sui simboli, si svuotano i simboli, guardi sotto, e l’Italia non c’è più.

Luca Sofri

Giornalista e direttore del Post. Ha scritto per Vanity Fair, Wired, La Gazzetta dello Sport, Internazionale. Ha condotto Otto e mezzo su La7 e Condor su Radio Due. Per Rizzoli ha pubblicato Playlist (2008), Un grande paese (2011) e Notizie che non lo erano (2016).