Quelli che la Chiesa deve tacere

Che reazioni assurde al discorso del cardinal Bagnasco. No, non quelle dei berlusconiani, che erano tutte prevedibili, scontate, talmente meccaniche da risultare artificiali: il cardinale non parla di Berlusconi, il suo nome non viene fatto, la denuncia riguarda tutto il sistema politico e bla bla bla. Copia e incolla da ufficio stampa.
No, l’assurdità è nel coro trasversale di quelli che hanno commentato: e no, se non si accettano le indicazioni della Chiesa su altri temi del vivere sociale, non si può poi saltare sul carro della Cei solo perché punta contro Berlusconi.

Osservazione incomprensibile per diversi motivi, particolarmente se viene da dentro il Pd. Perché dall’atto della sua fondazione, il Pd ha sempre riconosciuto il diritto della Chiesa a esprimersi non solo sulle cose di fede, ma sui nodi della vita associata. E se c’è qualcuno che a sinistra non è capace di reggere la discussione spesso dura e faticosa sui temi bioetici che dividono di più, il problema è suo e della debolezza delle sue convinzioni: non può, però evitare di doversi confrontare coi vescovi su altre questioni, impedirci di rilevare l’esplosivo significato politico del discorso di martedì.

Quando parla alla Cei, e non da un altare, Bagnasco dà voce a una gran parte della società italiana. Lo si deve ascoltare e lo si può commentare sia che parli di rispetto della famiglia tradizionale, sia che denunci l’irresponsabilità morale di Berlusconi in un momento di tensioni nel corpo sociale. Giuliano Ferrara si chiede angosciato se vescovi e parroci non vogliano consegnare l’Italia ai trucidi radical chic della procreazione selettiva e dell’aborto facile: è l’evocazione apocalittica di un paese che non esiste, speculare a quella di chi vede ingerenze clericali a ogni angolo e poi magari invoca scomuniche.

Il cardinale non ha certo parlato perché gliel’ha chiesto Barbara Spinelli e non si è autocensurato come fa ogni giorno Ferrara, reciproci avversari di comodo: ha visto la realtà com’è, ha parlato in italiano piano e semplice, facendosi capire da tutti. Tutti, tranne quei tre o quattro che si sentono sempre militanti di qualche guerra di civiltà.

Stefano Menichini

Giornalista e scrittore, romano classe 1960, ha diretto fino al 2014 il quotidiano Europa, poi fino al 2020 l’ufficio stampa della Camera dei deputati. Su Twitter è @smenichini.