Que se vajan todos

Vorrei che i nostri uomini di potere, come Alex in Arancia Meccanica, fossero costretti a guardare la lunga audizione di James e Rupert Murdoch alla Camera dei Comuni inglese. Così, per vedere come 15 parlamentari abbiano portato a galla la schifezza in diretta televisiva, senza riguardo. Schifezza rivoltata e tutti a guardare. Poi David Cameron ha risposto a 138 domande di fila sui suoi rapporti con Murdoch. Ha risposto, mica si è nascosto. Se poi gli inglesi gli abbiano creduto o no, si vedrà.

Io lo so che tanti hanno festeggiato quando hanno visto quel 319 a 293 alla Camera che ha autorizzato l’arresto di Alfonso Papa. Leggo, anche sul Post, analisi politiche di ciò che sta succedendo. Leggo e magari condivido. Poi però un attimo dopo mi viene da dire Que se vajan todos. Todos, todos, todos. Odio le manette, mi fanno orrore. Ma mi fa orrore di più l’arroganza del potere, il sorriso dell’impunità. Anzi, mi fa schifo. Li vedi tutti lì in fila, con gli sguardi un po’ attoniti e un po’ soddisfatti e ti viene da pensare a quelli che Tom Wolfe chiamava “i padroni dell’universo”. Que se vajan todos. Perché Papa, Penati, San Raffaele, Milanese, P4 e P3, Tedesco, Pronzato, Prosperini, sanità Puglia eccetera eccetera eccetera. Sono lì arroccati, a difendersi da un assalto che non c’è. Perché di loro non frega più niente a nessuno, la storia è un’altra, il Paese è già altrove.

Hanno abbracciato Alfonso Papa, ieri, qualcuno ha pianto, Berlusconi ha picchiato un pugno sul tavolo. Ed era angoscia vera la loro, tristezza autentica, disperazione. Ma non gliene frega nulla, non glie n’è mai fregato nulla, di quelle migliaia di detenuti in celle di pochi metri, ammassati uno sull’altro. Non gliene frega nulla dei poveracci italiani e stranieri in carceri da terzo mondo dove metà della gente è in attesa di giudizio e tanti alla fine saranno dichiarati innocenti. Non gliene frega niente. Alfonso Papa ha detto che si sente un detenuto politico. Sì, buonanotte.

È antipolitica la mia? Boh, chiamatela come volete. Per me è politica allo stato puro, magari politica primordiale, ma politica. Servizio e bene comune e se c’è da fare sacrifici li si fa tutti insieme, e si proteggono i più deboli, non i più potenti. Ma non lo sentite questo silenzio che fa vibrare e tremare tutto? Non ci sono urla e slogan, sotto terra passano emozioni forti, è come se un Paese intero scuotesse la testa in silenzio. È un silenzio che fa paura.

Stefano Nazzi

Stefano Nazzi fa il giornalista.