Sette mesi con Pisapia

È fine anno. Tempo di bilanci.
Sono passati sette mesi dall’elezione di Giuliano Pisapia a sindaco di Milano. In questo lasso di tempo sono stato spesso attraversato da sentimenti contrastanti, uno dei quali potrei genericamente etichettare come “delusione”, ma che poi ho più razionalmente cercato di reprimere in base ad alcune considerazioni di buon senso.

In generale tutto ciò che genera così tanto entusiasmo (e l’elezione di Pisapia l’ha generato, almeno in me) rischia automaticamente di portare alla disillusione indipendentemente dall’operato. È passato pochissimo tempo e Milano è una città complessa. Almeno questo è quello che mi dicono tutti quelli che, forse più strutturati di me, cercano di rispondere alle mie provocazioni.

Cosa mi aspettavo da Pisapia? In effetti non lo so. Sicuramente “qualcosa”.

La verità è che in sette mesi Pisapia ha fatto già diverse cose. Molte delle quali hanno inciso o incideranno direttamente sulla mia vita. Ad esempio:

Aumento dei biglietti da 1 euro a 1 euro e 50

– Creazione degli autobus notturni nei weekend

Aumento dell’addizionale Irpef

– Stretta sulle sanzioni per combattere la movida in zona San Lorenzo

Blocco totale del traffico durante il ponte di Sant’Ambrogio

Divieto dei petardi e botti a Capodanno

Pedaggio per i veicoli inquinanti nel centro storico, dal 2012

Ovviamente ci saranno decine di altre importanti delibere di cui io non sono a conoscenza. Però in questi casi dico, anche un po’ vilmente, che è un problema loro. Uno dei principali obiettivi di un’amministrazione pubblica, oltre a fare bene le cose è anche e soprattutto quello di comunicarlo ai cittadini e di occuparsi del percepito. Ecco: il mio percepito su Pisapia si riassume in quei sette punti.

Ora: sarebbe molto facile dire che sei punti su sette sono di natura sostanzialmente repressiva e solo uno di loro (i mezzi notturni) si può configurare come realmente propositivo. In effetti l’ho detto. Ma appunto era facile. Non entro nemmeno nel merito delle singole cose.

È necessario però ricordare che in un momento di crisi, di conti disastrosi lasciati dalla precedente amministrazione (conoscete qualcuno che si è insediato dicendo: la precedente amministrazione ha lasciato dei conti meravigliosi?) era necessario un periodo di profondo rigore e sacrificio.

Ok. Bene. Io mi sacrifico volentieri. Davvero. E apprezzo lo sforzo. Però se fossi parte degli spin doctors di Pisapia mi preoccuperei di affiancare a questo momento rigorista del suo mandato anche alcune iniziative magari superficiali, ma in grado di controbilanciare nella testa dei milanesi cotanto sforzo.

Per dire: anche il governo Prodi II, quello lacrime e sangue, era riuscito ad affiancare all’opera asburgica di Padoa Schioppa le liberalizzazioni di Bersani.

In buona sostanza, al netto di tutte le attenuanti che ho identificato e nelle quali credo davvero, penso che Pisapia e la sua giunta dovrebbero mostrare maggiore creatività e una più efficace propensione alla comunicazione pubblica.

La questione dei petardi e dei botti è esemplificativa, a mio avviso. Premesso che non ho mai sparato un botto in vita mia, credo sia piuttosto cretino e controproducente vietare una cosa (qualsiasi cosa) che non si è in grado di sanzionare davvero. Pisapia (e Fassino e gli altri) pensano davvero che le persone non spareranno i fuochi d’artificio? Lo faranno. E con maggiore gusto perché avvolti dal sottile piacere della trasgressione. La delibera non sarà rispettata. E Pisapia rischia così di sommare all’immagine di repressore sordo al costume del popolo, quella di sceriffo a cui la si può fare sotto il naso. Cornuto e mazziato, come si dice.

Tutto questo aspettando il pedaggio del centro. Io personalmente sono sempre stato convinto che le abitudini individuali si modificano con incentivi e non con balzelli. Con detassazioni e non con tassazioni. Per dire: prima di chiudere il centro aumentiamo i mezzi in modo che ne passi uno ogni tre minuti, sempre. Cascasse il mondo. Cascasse la pioggia. E non come dice il sito del comune. Ovvero che dopo l’introduzione del blocco, la rete verrà genericamente “ulteriormente potenziata”. Incentiviamo l’acquisto di biciclette e di scooter a basso consumo, ma rischio di essere banale.

Le campagne di comunicazione sostengono che con l’area C ci saranno meno macchine. Sfruttando la teoria dei vasi comunicanti tendo a essere un po’ scettico. Ma siamo all’inizio dell’anno e voglio essere fiducioso. Voglio credere che Pisapia e i suoi tornino a essere vulcanici e sorprendenti come lo sono stati in campagna elettorale.

E speriamo che Area C funzioni e cambi per sempre i nostri stili di vita. Così da non guardare mai più questo famoso corto con così tanta partecipazione.

Ludovico Bessegato

Produttore creativo e regista. Laureato in Storia Contemporanea. Dal 2013 è Chief Creative Officer di Cross Productions per cui ha realizzato serie come "Il Cacciatore" e "Rocco Schiavone". Come regista ha diretto "Skam Italia", "Il Candidato", "Kubrick - Una Storia Porno"