Piccola storia milanese

È Milano, potrebbe essere da qualsiasi altra parte. Immaginatevi una strada diventata pedonale, una sorta di piazzetta: al centro un’area gioco per bambini, intorno un bel po’ di locali. Bar, tutti a farsi concorrenza l’uno con l’altro. È uno di quei luoghi che con un’espressione terrificante i giornali chiamano “della movida”. Diciamo che c’è un gran casino, tanto tanto casino, Perché a un certo punto, dal tardo pomeriggio, in quella strada-piazzetta arriva un sacco di gente. Gente che consuma, che fa andare bene i locali. Fin qui tutto bene, l’economia gira, le persone lavorano, altri locali aprono (avete notato che a Milano ne inaugurano in continuazione, si mangia e si beve di tutto, in ogni strada, a ogni angolo?). È casino vero fino a notte inoltrata. Non si parla di mezzanotte ma delle due, le tre, a volte le quattro. Urla, bicchieri che si rompono, canti, liti, risate mai sentite in natura. Se non tutte le notti, la maggior parte. Si ripete in tanti luoghi di Milano, l’Arco della Pace, per esempio, i Navigli non ne parliamo. E immagino in altre città, un po’ ovunque.

Problema da poco, si dirà. Sì, forse. Però a qualcuno i nervi saltano, ci sono liti, insulti, chi abita lì si chiude in casa e si incazza, chi sta fuori se ne frega. Manca qualsiasi compromesso: i proprietari dei locali rispondono a chi si lamenta con la classica frase “Ma quello che succede fuori dal locale non è un problema nostro” . A dir la verità da qualche parte alcuni proprietari volenterosi hanno fatto installare tettoie anti rumore, ma sono casi rarissimi. A volte si limitano ad appendere piccoli cartelli che dovrebbero essere ironici tipo “Silenzio il nemico ti ascolta”.

Quello che non si riesce a trovare è un compromesso, quello che dovrebbe essere un accordo civile: ok, tu fai quello che vuoi però a un certo punto smetti e così siamo tutti contenti. No, non c’è regola, non c’è limite. In fondo la verità è che non c’è rispetto. Il Comune non è che si faccia coinvolgere più di tanto così ci sono per esempio comitati di cittadini che vanno avanti da anni tra denunce e controdenunce.

E poi c’è un altro aspetto. Immaginatevi sempre quella strada-piazzetta dove le auto e le moto non possono andare e che invece quando cala il buio si intasano di auto e moto a bloccare tutto. La domanda se la fanno tutti: E se succede qualcosa? Se deve passare un’ambulanza, un camion dei pompieri? Certo, facciamo le corna, ma se succede? Com’è che da una certa ora in poi vale tutto?

Qualcuno dirà: basta chiamare la polizia locale. Ecco. Ci hanno provato. Anzi, c’è che ci prova ogni sera. Telefonate del tipo “Guardate che il rumore è oltre ogni livello di guardia” oppure “Guardate che ci sono auto che bloccano qualsiasi passaggio”. Niente. Ma niente davvero: non si è mai vista un’auto della polizia locale. Poi la mattina dopo magari arrivano e danno la multa a un ragazzino che ha parcheggiato lo scooter sul marciapiedi per paura che glielo rubino. Ma di sera no, non c’è possibilità che qualcuno si faccia vivo. Se poi parli con loro, ti rispondono che non c’è l’organico, che il Comune non assume. Tutte cose vere, sicuramente. Il Comune non assume, il casino aumenta, qualsiasi patto di convivenza salta. Come se ne esce?

Stefano Nazzi

Stefano Nazzi fa il giornalista.