Bella scoperta

Abbiamo scoperto un pianeta come la Terra intorno a un’altra stella? Non proprio, ma abbiamo fatto un passo importante in quella direzione, ed è una cosa molto bella. Proprio perché è una cosa molto bella, forse è il caso di capirla meglio, senza trarre conclusioni premature.

Potremmo partire da qui: cosa rende la Terra la Terra? Intanto, il fatto di trovarsi a una distanza dal Sole tale da non essere né troppo calda né troppo fredda, cioè nella cosiddetta “zona abitabile”, un nome un po’ infelice, che in realtà per gli astrofisici implica solo la possibilità che l’acqua possa trovarsi allo stato liquido alla pressione della nostra atmosfera (ricordate quest’ultimo requisito perché è importante). Poi le sue dimensioni, la sua massa, un’atmosfera con una certa composizione e pressione, e tutta una serie di altri fattori secondari (un’orbita non troppo eccentrica, un asse di rotazione stabile, la presenza di un campo magnetico, ecc.) ma che hanno giocato un ruolo importante nel rendere l’ambiente terrestre quello che conosciamo. Cambiate uno dei fattori e altererete l’equilibrio.

Per fare un esempio: nel nostro sistema solare c’è un pianeta che ha la stessa massa e lo stesso raggio della Terra, e si trova a una distanza dal Sole che, in linea di principio, cade nella zona abitabile. Si tratta di Venere, un pianeta che, però, è un inferno inospitale, con temperature superficiali di molte centinaia di gradi e pressioni al suolo novanta volte maggiore di quelle terrestri. Tutta colpa di una densa atmosfera di gas serra. Ecco perché parlare solo di “zona abitabile” è una semplificazione. 

Se si tiene presente tutto questo, è più facile capire che la ricerca di un pianeta con caratteristiche simili al nostro è un processo che dovrà avvenire per gradi, mettendo insieme diverse osservazioni. Nel caso del pianeta annunciato da Kepler, conosciamo il raggio (simile a quello terrestre) e sappiamo che si trova alla “giusta” distanza dalla stella (che è simile al Sole). Manca tutto il resto (per esempio non conosciamo ancora la massa) e non è poco. 

Insomma, siamo all’inizio, alla prima scrematura. Stiamo mettendo insieme possibili candidati al ruolo di Terra 2, ma poi bisognerà capire quali di loro hanno davvero tutte le caratteristiche che cerchiamo, e ci vorrà ancora tempo. (E naturalmente, non dimentichiamo mai che “abitabile” non significa “abitato”).

Amedeo Balbi

Amedeo Balbi, astrofisico, è ricercatore all'Università di Roma Tor Vergata. Il suo (altro) blog è Keplero. I suoi libri su Amazon. Twitter: @amedeo_balbi