Parigi-Sulcis, ritorno al reale

Due fatti tra loro distanti meritano invece di esser letti assieme. In Francia, Hollande, dopo aver vinto una campagna elettorale attingendo a una retorica classicamente socialista, ha presentato un pesantissimo piano di austerità. Rimane la retorica contro i ricchi e a favore del lavoro, ma è solo retorica.
La sostanza è che la classe media riceverà un duro colpo di nuove tasse e lo stato francese dovrà notevolmente asciugarsi per poter ridurre il deficit, e quindi interrompere l’accumulazione di debito prima che sia troppo tardi.
A favore del lavoro dovranno arrivare forme di liberalizzazione e miglioramenti della produttività tramite un aumento della flessibilità: nessuno si aspetti un «allargamento del perimetro dello stato» come auspicato pochi giorni fa dalla Cgil in Italia.

Il secondo fatto è avvenuto a Roma, con la pesante – ed eccessiva – contestazione degli operai di Alcoa nei confronti del responsabile economico del Pd Fassina, a cui va naturalmente la solidarietà mia e di tutte le persone civili. La contestazione è tuttavia significativa perché rivolta a chi negli anni passati si è maggiormente distinto per attacchi verbali molto netti contro qualsiasi cambiamento dal modello di lavoro degli anni ‘70 come codificato dallo statuto dei lavoratori, nonché esplicito promotore di un rinnovato intervento pubblico in economia.

Perché i due temi sono legati? Perché parlano entrambi del fatto che segnare dei punti politici solleticando – in buona fede o meno – la nostalgia dei gloriosi giorni della lotta di classe è un anacronismo che non solo non avvicina la soluzione di alcuno dei problemi che hanno davanti i popoli europei, ma consuma riserve di democrazia che invece andrebbero protette con parole di verità.

Quando nel 1983 Mitterrand compì la famosa «svolta a U» abbandonando lo slogan del “Keynesismo in un solo paese” lo fece dopo due anni di fallimenti e una politica inflattiva che causava continui attacchi al franco, pregiudicando la stabilità finanziaria. In altre parole, Mitterrand ci provò e poi si rese conto che la politica socialista tradizionale non funzionava più e serviva dell’altro. La manovra di Hollande invece non è una vera sorpresa né per noi né per lui. Lo sarà tuttavia per coloro i quali avevano creduto ancora una volta a promesse che non si potevano mantenere. Va in scena nuovamente il copione che vede da un lato delusione e sondaggi in picchiata mentre il presidente chiama alla responsabilità: ma non è un problema solo per lui, è un colpo grave, in un momento di crisi, alla credibilità della democrazia che non può fondarsi sulla sistematica discrasia tra le parole e i fatti.

Per questa ragione la contestazione degli operai dell’Alcoa deve essere un campanello di allarme per chi abbia a cuore la politica e il suo ruolo. Tuonare a giorni alterni contro le riforme del ministro Fornero, mentre si approvano in parlamento le sue riforme, fa parte della stessa identica discrasia di Hollande. Una “doppiezza” che punta a massimizzare i consensi con parole d’ordine dal sapore nostalgico – e forse può riuscirci nel breve periodo – ma in realtà è un bluff dal fiato cortissimo che finisce inevitabilmente per indebolire ancora una volta la credibilità della politica.

L’altro ieri su Repubblica si calcolava che costerebbe 400mila euro all’anno per operaio il salvataggio del Sulcis. La Alcoa sembra, ad oggi, destinata alla chiusura a meno di ulteriori investimenti pubblici a fondo perduto. Sono capitoli di irresponsabilità politiche del passato che oggi vengono al pettine e che causeranno una grande sofferenza per i lavoratori coinvolti, come sofferenza crescente sta causando la ventennale stagnazione economica in molte aree del paese.

Per superare le sofferenze servono due cose: un progetto chiaro e credibile, che non lasci intendere il ritorno ad un passato che – anche in paesi più robusti del nostro – non tornerà in quelle forme. Serve poi un progetto comune, che riguardi tutti e non solo chi urla di più, e che ridisegni nuove opportunità, che sia in grado di dare un senso collettivo nazionale ai fatti personali che altrimenti diventano incomprensibili e inaccettabili ingiustizie. E chissà, potrebbe essere persino un progetto che entusiasma, e capace di ridurre le sofferenze al minimo perché in grado di creare nuove speranze.

(Pubblicato su Europa)

Marco Simoni

Appassionato di economia politica, in teoria e pratica; romano di nascita e cuore, familiare col mondo anglosassone. Su Twitter è @marcosimoni_