Niente lista civica, per favore

Appena arrivato in America, leggo questo articolo di Flores d’Arcais che dice: “La coalizione di centrosinistra può vincere solo se si apre alla società civile da anni critica e ostile alle scelte di inciuci e subalternità”. E per questo caldeggia primarie e liste civiche. Dato che mi cita tra coloro che rifiutano la lista civica, quella Scalfari-Saviano per intenderci, spiegherò perché.

Lo dico subito: la lista civica mi pare un assurdo, e certo non perché io non voglia coinvolgere la società civile. Figuriamoci se non lo voglio, io che vengo da lì e che ho scelto consapevolmente di mettere il mio impegno a tempo pieno nella politica. L’ho fatto perché nel 2007 era nato il PD, un partito che prometteva di creare spazio per la volontà e le capacità di gente come me. Vi si avvicinarono artisti, giornalisti, intellettuali, professionisti. Il problema è che da allora mi pare di essere rimasto da solo: degli “esterni” dell’Assemblea Costituente non si vede in giro più nessuno.

Oggi sono il vice presidente (dell’Assemblea Nazionale) del partito, e so bene quanto sia difficile – al di là di altisonanti incarichi – passare dal ruolo di soprammobile a quello di uno che del partito diventa parte integrante. Io lavoro sodo e cerco di riempire di contenuti il mio ruolo girando come una trottola per l’Italia, scrivendo, dicendo la mia fuori e dentro il Partito.

Eppure, pur essendo arrivato così in alto nell’organigramma della ditta, verifico ogni giorno quanto ancora il PD debba fare per diventare un posto accogliente per persone come quelle i cui nomi girano in questi giorni per questa famosa lista civica che, come me, arriverebbero armati della sola voglia di dare una mano e di mettere a disposizione le proprie esperienze e le proprie capacità.

Il Partito non è abituato ad attingere da quella fonte, non è educato a servirsi di strumenti diversi da quelli che conosce. Io mi sono occupato per anni a livello internazionale di temi del lavoro, di management, di organizzazione e gestione aziendale, ho lavorato per 4 anni in Russia e credo di essere uno dei pochi italiani che capisce qualcosa di quel paese, ma se ricevo una telefonata dal partito è in genere per parlare di me in quanto gay. E la telefonata è più probabile che arrivi da un circolo o dal responsabile dei Giovani Democratici che dal loro segretario provinciale.

Allora il tema non è quello di utilizzare Roberto Saviano, Raffaele Cantone o Concita De Gregorio per metterli in una lista civica che serva solo a raccogliere voti e poi, dato che non sono nemmeno iscritti, non avere con loro nemmeno il problema che il partito ha di gestire la voce di uno come me. Dovremmo invece interrogarci su come si faccia a cambiare la politica, rendendola migliore e più vicina al sentire attuale dei cittadini, attraverso l’innesto organico nel partito di energie nuove. Energie che entrino e siano messe in condizione di agire, di contare, di modificare, contaminandolo, il partito.

La lista civica è tutto il contrario di questo. Sarebbe un’operazione di corto respiro, elettoralistica, che ci consegnerebbe un partito più chiuso e meno aperto alla società civile di prima. Probabilmente non ci crederebbero nemmeno gli elettori, le cui richieste e la cui intelligenza dovremmo a questo punto smettere di sottovalutare.

Quindi apriamo il partito e niente lista civica, per favore. Anche perché, se si facesse, forse sarebbe il caso che io tornassi al mio posto e mi candidassi lì.

Ivan Scalfarotto

Deputato di Italia Viva e sottosegretario agli Esteri. È stato sottosegretario alle riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento e successivamente al commercio internazionale. Ha fondato Parks, associazione tra imprese per il Diversity Management.