Niente cani sulle auto a noleggio

Stiamo andando a prendere il cane. L’allevamento è un bel po’ fuori Milano e ho dovuto noleggiare un’auto. Da un anno esatto non abbiamo più la macchina: quando si è rotta – non aveva ancora 14 anni e 297mila chilometri, ed è terribile vedere una vita che si spegne così giovane al casello di Melegnano – ho sofferto troppo. Qualche giorno dopo sono andato a seppellirla a Lodi, perché da lì veniva il carro attrezzi, e, straziato nella carne, mi son detto: “Mai più”. Così basta auto di proprietà, proviamo a vedere com’è senza. Con l’idea che se abiti in città si può fare. Combatto contro lo scetticismo argomentato della consorte. Tengo duro e vinco. E’ vero, Si può fare. Come il film con Bisio sui matti che lavorano e si riscattano dalla violenza del manicomio. Noi, semplicemente, siamo abbonati al car sharing e quando c’è da fare un viaggio più lungo noleggiamo una macchina. Ma quella contro l’ospedale psichiatrico e la schiavitù dell’auto di proprietà è la stessa identica battaglia di civiltà.

Oggi, mentre aspetto la consegna, l’impiegato mi racconta che c’è una crisi spaventosa e l’agenzia chiude la domenica perché in un’intera giornata se va bene si fanno due o tre noleggi. Quindi, chiedo io, domani che è domenica devo andare a riconsegnarla in un’altro posto invece di questo che è così comodo, sotto casa? Deve andare a Linate, dice lui, perché è l’unica agenzia aperta di domenica. O alla Malpensa. Comodo, penso io, e lo addebito al cane, che ancora non c’è ma già mi cambia la vita in peggio. Come previsto. Non dico nulla al noleggiatore della bestia imminente. Mi espongo con un “Con questo freddo”, tanto per fare conversazione. Lui ne conviene e mi racconta che ieri ha noleggiato un 500 a un russo che gli ha detto “Ma che freddo fa qui da voi in Italia”. E aveva un colbacco di pelo. Io, sarà il pensiero del pelo, ho un’atroce via di mezzo tra dubbio e intuizione. E alloro chiedo, con una nonchalance che barcolla: “Ma, scusi, curiosità, se uno avesse un cane, si potrebbe portarlo sulle vostre macchine?”. Lui dice di no, assolutamente. Niente cani sulle auto a noleggio. Non lo so che per portare il cane c’è bisogno di una rete divisoria? Sennò è pericoloso. Lo dice il codice della strada. Giusto, dico io, e vacillo. Mi salva l’arrivo dell’auto. “Poi ci sarebbe anche da ripulirle da tutto il pelo che lasciano i cani”, dice lui. Vero, dico io e vado. Arrivo a casa. “Tra dieci minuti partiamo”, dice mia moglie. “Babbo, andiamo a prendere il cane, dice la bambina, questo è il più bel giorno della mia vita”. Poi aggiunge “Per adesso”. Non sto neanche a pensare cosa avrà voluto dire. Devo guardare una cosa sul computer. Controllo sul sito del Car Sharing Milano. Sezione domande e risposte. Domanda: “E’ possibile trasportare animali?” Risposta: “No, il Regolamento lo vieta espressamente”.

Medito sul perché ho da sempre questa impressione che un cane muterà in peggio la qualità della mia vita. Ho l’intuizione: perché un cane limita la libertà. Sono quasi fiero della mia lucida analisi. Per mesi associavo alla parola “cane” un disagio diffuso ma indistinto. Ora invece so perché. Dico alla famiglia che li aspetto giù in macchina. Scendo e compro Quattroruote. Poi si parte.

Massimo Cirri

Da venticinque anni divide le giornate in tre: psicologo al mattino; conduttore radiofonico (Radio Popolare, poi a Radio2 Rai con Caterpillar) al pomeriggio. La sera, spesso, è impegnato come autore teatrale.