Nè più né meno di Bagnasco

Che tra i media e i politici di sinistra – un insieme assai più omogeneo e significativo di ogni altra categoria sociale di questo paese – ci sia un’inclinazione a sopravvalutare i ruoli e le pretese delle gerarchie ecclesiastiche è indubbio. La sudditanza politica di cui viene accusato il centrodestra (e la parte postdemocristiana del centrosinistra) nei confronti della Chiesa trova una grossa similitudine con la sudditanza culturale di molti atei di sinistra che per paura della propria ateità e ignoranza delle cose religiose hanno deciso di sopravvalutare i movimenti della Chiesa.

L’occasione più palese di questo atteggiamento provinciale la si ha ogni volta che si può tirare per la giacchetta il primo sacrestano di passaggio per mostrarlo infastidito da qualcosa che riguardi il centrodestra. O quando qualcuno pretende che le parole del capo della cristianità al primo giorno della sua visita in Germania – il suo paese – siano riferite al presidente del consiglio italiano, figuriamoci, come è successo nei giorni scorsi. Inoltre l’idea che la realtà sia quello che leggiamo sui giornali, subentrata tra le persone di sinistra a quella che la realtà sia quello che vediamo in tv, è purtroppo diffusissima e ineludibile: la capacità di mediazione, selezione e giudizio necessaria a filtrare e soppesare le notizie e raccoglierne i brandelli affidabili, richiede un lavoro continuo, intenso e difficilissimo. Finisce che pensiamo davvero, quindi, che se un opinionista di Avvenire ha scritto tre parole vagamente allusive sul governo, il governo cadrà da un momento all’altro. Ci mancherebbe.

Quindi hanno un solido e vecchio fondamento le perplessità di chi in queste ore critica la pretesa che le parole del cardinal Bagnasco debbano essere rilevanti nel dibattito politico sui destini della maggioranza. Non lo sono, né più né meno delle mie o delle vostre, ovviamente. Anzi, per alcuni di noi quelle stesse parole valevano da molto prima che raggiungessero i pensieri del cardinal Bagnasco e sono quindi più credibili e coerenti. Io pretendo che il mio drastico giudizio su questo governo sia valutato con i suoi argomenti quanto quello di qualunque cittadino italiano, cardinali compresi.

Però nell’esibizione di fastidio per la sopravvalutazione dell’intervento di Bagnasco – che incidentalmente criticava anche giudici e intercettazioni, ma non lo ha titolato nessuno – c’è anche qualche esagerazione un po’ superficiale e pigra: se un’analisi non è “pesante” e non deve “ingerire”, questo non vuol dire che non possa essere interessante. Che il capo della CEI costruisca una lunga argomentazione su una serie di temi di attualità e la offra pubblicamente alla riflessione e alla discussione, non può essere considerata una non notizia. È una cosa. È interessante leggerla, a prescindere anzi dal fatto che faccia il gioco di una o dell’altra parte, e capire cosa significa e cosa implica. Sopravvalutare la Chiesa e chi la rappresenta è un errore diffuso e noioso, in Italia: ma rispondere ostentando indifferenza addirittura è sciocco, e indice della stessa sopravvalutazione.


Vedi anche:

Luca Sofri

Giornalista e direttore del Post. Ha scritto per Vanity Fair, Wired, La Gazzetta dello Sport, Internazionale. Ha condotto Otto e mezzo su La7 e Condor su Radio Due. Per Rizzoli ha pubblicato Playlist (2008), Un grande paese (2011) e Notizie che non lo erano (2016).