Napolitano può benissimo

Lei non può, Lei non può, Lei non può… Com’è solenne l’artifizio retorico, la reiterazione, che Fausto Bertinotti usa per dare l’altolà a Giorgio Napolitano.
Già la schiera di chi considera il capo dello stato poco meno che un golpista è nutrita. Va dai vendicativi che l’hanno presa in saccoccia dopo aver tentato un goffo ma pericoloso impeachment nel nome di Ingroia, fino a quelle volpi grilline che pensavano di aver trovato nelle loro visite al Quirinale un vegliardo assopito pronto per la flanella, e ora ci devono fare i conti come e peggio di prima.
L’ex presidente della camera ed ex rifondatore del comunismo ha deciso di riemergere dall’autoesilio politico per dichiarare la propria protesta contro «la democrazia sospesa», contro il discorso col quale il capo dello stato la settimana scorsa avrebbe «congelato d’autorità» il quadro politico e di governo, contro la «oggettivazione» di esigenze politiche ed economiche nazionali e internazionali che sono invece relative, opinabili, reversibili, contestabili.

L’accusa è grave, se pure formulata con tono rispettoso. Il tema del presunto abuso di autorità da parte di Napolitano ha già fatto parlare di presidenzialismo di fatto: non è un argomento tabù, però è un tema da maneggiare con cura.
E in realtà è strano che un totus politicus come Bertinotti sorvoli sul punto chiave: il capo dello stato non è un monarca, le procedure costituzionali lo fanno sgorgare dall’aggregarsi di maggioranze parlamentari: in aprile Napolitano è stato rieletto in una condizione ordinaria che però era anche straordinaria, sulla base di precise condizioni politiche da lui enunciate senza equivoci fin dal discorso del giuramento.
Il presidente ha subordinato l’accettazione di una rielezione indesiderata al rispetto di quel patto fra i partiti e con i partiti, mantenendosi la libertà di determinazione autonoma in caso quest’ultimi, anch’essi in piena libertà non conculcabile, decidessero di cambiare linea.

Tutto qui. Non una violazione costituzionale bensì una condizione politica, certo peculiare ma determinata e accettata da una maggioranza parlamentare. Bertinotti e molti altri non la apprezzano, com’è legittimo. Prima di arrivare alla «sospensione della democrazia» manca però davvero tanto. E finché nessuno potrà denunciare e dimostrare violazioni formali e sostanziali, Napolitano può. Può benissimo.

Stefano Menichini

Giornalista e scrittore, romano classe 1960, ha diretto fino al 2014 il quotidiano Europa, poi fino al 2020 l’ufficio stampa della Camera dei deputati. Su Twitter è @smenichini.