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Dieci anni fa, il 12 gennaio 2003, morì Maurice Gibb e finirono i Bee Gees. Che erano tre fratelli angloaustraliani ed ebbero una carriera pazzesca (anzi due, con la riconversione alla discomusic della Febbre del Sabato Sera) ma anche delle vite non fortunate. Il quarto fratello, Andy, era morto a 30 anni per le conseguenze di abusi di cocaina e altre droghe, e dopo una profonda depressione: aveva fatto il cantante per conto suo e ottenuto alcuni grandi successi internazionali. Maurice morì a 53 anni, per un improvviso attacco di cuore. Robin, suo fratello gemello, è morto l’anno scorso dopo due anni di sofferenze legate a successivi tumori, cure e interventi. Assieme a Barry, il più vecchio dei quattro e il solo ancora vivo, avevano comunque deciso già dieci anni fa di smobilitare i Bee Gees, salvo qualche occasione eccezionale. Che fu una buona idea, che anche le loro ultime cose allora erano state piuttosto dimenticabili. Ma prima, malvisti come troppo frivoli per una fase dura e pura della storia del rock, avevano infilato una ricchissima serie di straordinarie canzonette pop. Che a pensare che sono passati dieci anni, vale la pena risentirle a ripetizione in questi giorni.


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Luca Sofri

Giornalista e direttore del Post. Ha scritto per Vanity Fair, Wired, La Gazzetta dello Sport, Internazionale. Ha condotto Otto e mezzo su La7 e Condor su Radio Due. Per Rizzoli ha pubblicato Playlist (2008), Un grande paese (2011) e Notizie che non lo erano (2016).