Matteo Salvini è il migliore

Salvini è il miglior politico che ci sia in circolazione. Nell’ultima settimana lo ha dimostrato mettendo tutti nel sacco e riuscendo a trasformare persino il presidente della Repubblica Mattarella in un suo inconsapevole complice.

Ripercorriamo insieme cosa è accaduto in questi giorni. Mattarella ha detto di aver bloccato Savona perché la sua nomina avrebbe potuto portare l’Italia fuori dall’euro. Questo è un problema non in senso assoluto, ha spiegato giustamente Mattarella, ma perché: «Quella dell’adesione all’Euro è una scelta di importanza fondamentale per le prospettive del nostro Paese e dei nostri giovani: se si vuole discuterne lo si deve fare apertamente e con un serio approfondimento». Oggi invece, questo tema fondamentale non è «una questione su cui gli italiani non si sono espressi nell’ultima elezione».

In altre parole, Mattarella ha detto che nominare Savona avrebbe rischiato di portare l’Italia fuori dall’euro e visto che su questo tema non c’è stata un vera discussione né gli elettori avevano avuto la possibilità di esprimersi in merito, la nomina andava bloccata. Ma stanno davvero così le cose? Secondo me no: questa è un’interpretazione che ha poco senso. Se davvero la preoccupazione di Mattarella era che Lega e Movimento 5 Stelle volessero uscire dall’euro non era certo bloccando Savona che si sarebbe potuto impedirlo. Di Maio e Salvini avrebbero semplicemente nominato un prestanome e poi avrebbero potuto procedere con la loro uscita dalla moneta unica.

Bloccare Savona ha senso in un solo caso: se qualcuno pensa che il ministro da solo potuto avrebbe potuto causare l’uscita del paese dall’euro. Ad esempio, persuadendo i leader della coalizione a un’uscita a cui loro erano contrari. Oppure innescando involontariamente meccanismi di sfiducia incontrollabili con la sua sola presenza o con qualche altro atto imprevedibile. Ripeto: se Di Maio e Salvini avevano un piano per uscire dall’euro non era bloccando Savona che Mattarella li avrebbe fermati. E per quanto esperto o influente, le possibilità che Savona da solo fosse in grado di far uscire l’Italia dalla moneta unica mi sembrano remote.

È qui entra in scena l’astuzia di Salvini. Immaginiamo che a un certo punto, magari dopo aver conosciuto Conte, Salvini abbia capito che il governo con il M5S sarebbe stato un disastro: uno stillicidio che avrebbero logorato il suo partito e preparato un ritorno del PD o addirittura di Forza Italia. Immaginiamo che per qualche giorno si sia sentito in trappola, bloccato in un’alleanza che lo avrebbe distrutto. Poi, all’improvviso, il miracolo. Dal Quirinale arriva la voce: non possiamo dire di sì a Savona.

Le motivazioni magari sono molto più blande di come le immaginiamo ora. Nel discorso di domenica scorsa, Mattarella ha ricordato più volte che Lega e Movimento 5 Stelle lo avessero messo in imbarazzo nei giorni precedenti e che il suo atteggiamento “collaborativo” avesse attirato su di lui «osservazioni critiche». Magari Mattarrella ha chiesto la rimozione di Savona più per una questione di faccia, per dimostrare di non aver accettato proprio tutto, che per questioni di principio.

In un lampo però Salvini ha l’illuminazione: ha trovato come uscire dal cul de sac. Savona, uno dei numerosi nomi che venivano proposti in quei giorni, diventa così un totem intoccabile. Per Salvini, è il grimaldello con cui far saltare il governo che non gli interessa più. È lo stesso Mattarella che si stupisce dell’improvviso irrigidimento di Salvini, ma oramai – per questioni di prestigio – non può più cedere. Salvini diventa così un martire insieme al suo professor Savona, non è più intrappolato in un governo e si attende di diventare il primo o secondo partito italiano alle elezioni del prossimo settembre.

Davide De Luca

Giornalista. Ho scritto per l’Arena di Verona e per l’Agence Europe di Bruxelles. Ho collaborato ad alcuni libri d’inchiesta su CL e la finanza cattolica. Mi piacciono i numeri e l’economia e cerco di spiegarli in modo semplice. Su Twitter sono @DM_Deluca