Salvate il generale D’Alema

Giorni fa scrivevamo «salvate il soldato Cuperlo»: s’era acceso sulla sua testa lo scontro fra due grandi elettori, Bersani e D’Alema, e lui rischiava di restarne vittima.
Oggi viene da andare oltre. E da lanciare un altro appello, per il bene dell’interessato e della ditta.
L’appello a salvare il generale D’Alema. A salvarlo da se stesso e da una condanna che si sta autoinfliggendo. Nel bene (per noi largamente prevalente) o nel male, D’Alema è stato grande protagonista dei tentativi della sinistra post-comunista di riconquistare egemonia nel mondo contemporaneo. Se solo la metà delle sue intuizioni degli anni Novanta avesse avuto un coerente seguito (invece di smarrirsi in un labirinto di tatticismi), oggi Matteo Renzi sarebbe un bravo normale dirigente politico, senza traumi e soprattutto senza rottamazioni.

Gli storici del ventennio spiegano che colui che voleva continuare a essere considerato un «figlio del partito» non avrebbe mai potuto portare fino in fondo gli strappi con la tradizione che pure per primo aveva visto necessari. Ma questa al massimo è una colpa, non un dolo, e D’Alema non merita di punirsi ritagliandosi ora il ruolo del falloso terzino d’esperienza che cerca in ogni modo di fermare il giovane fuoriclasse estroso, facendosene ridicolizzare a ogni azione.
Dopo esser entrato nella gara annunciando «io non ho mai perduto un congresso» (frasi che rimangono timbrate addosso), D’Alema ne ha infilate un altro paio. Fino al regalo di ieri, al paragone che voleva essere sfottente fra Renzi e Virna Lisi, risultato utile solo a consegnare al sindaco un’altra sostenitrice e un’altra chance per relegare l’ex premier nel passato (ancorché onorevolissimo: «Voglio ricordarlo solo come presidente del Roma club Montecitorio»).

D’Alema, che volendo ha ancora una grande carriera davanti, dovrebbe capire che in questo tipo di partita non può toccare palla. Che è un campionato non suo. Come non sarà suo il prossimo (dopo aver tentato di dissuadere Renzi dalla guida del Pd promettendogli palazzo Chigi, ora D’Alema ripiega sul concedergli la segreteria tenendolo però fuori dalla premiership: una veronica troppo difficile).
Senza ironie: ci teniamo al generale D’Alema, non vogliamo vederlo scivolare sul campo. Ha spesso detto lui stesso che il suo gioco ormai è altrove, come minimo in Europa. Allora sia conseguente e saggio, e lasci i ragazzi a vedersela da soli.

Stefano Menichini

Giornalista e scrittore, romano classe 1960, ha diretto fino al 2014 il quotidiano Europa, poi fino al 2020 l’ufficio stampa della Camera dei deputati. Su Twitter è @smenichini.