L’umiltà e l’orgoglio

Sono arrivati insieme, dopo lo shock del caso Lusi, devono essere vissuti allo stesso tempo, con equilibrio e fermezza d’animo. Il momento dell’umiltà e il momento dell’orgoglio. È arrivato il momento dell’umiltà. Cioè innanzi tutto di riconoscere le proprie colpe, per chi ne ha perché ha violato la legge, le regole scritte e non scritte e l’affidamento fiduciario ricevuto. Fin qui, per quel che ne sappiamo e dice lui stesso, è solo il caso di Luigi Lusi. E lo diciamo con dolore. Ma la gogna per uno solo è inumana e ingiusta, dunque ci vuole anche l’umiltà di riconoscere le responsabilità per chi (in questo caso nell’ex Margherita) doveva vigilare e non l’ha fatto, accettando una prassi nelle cui pieghe s’è resa possibile la sottrazione che adesso pare incredibile. Infine ci vuole l’umiltà di riconoscere l’errore collettivo di una platea più vasta – ci siamo dentro anche noi – di tutto il mondo che vive di politica e non aveva voluto vedere quanto fosse insostenibile il metodo di finanziamento dei partiti coi cosiddetti rimborsi elettorali, per di più a partiti estinti. Non tutti hanno commesso l’errore, non solo i radicali hanno sempre denunciato quel sistema, comunque si tratta di una minoranza.

È arrivato però anche il momento dell’orgoglio. È arrivato nel Pd, che ha risolto il rapporto con Lusi visto che lui non si rassegnava a farlo, e che può legittimamente rivendicare di essersi dato come partito nuovo regole di tesoreria nuove e più stringenti, con controlli esterni. Il momento dell’orgoglio poi è arrivato fra gli ex Margherita, che mostrano di volere e potere recuperare immagine e fiducia con gesti rapidi, netti, anche fortemente simbolici.
Quello che però sarà decisivo – lo dice spesso anche Napolitano – è lo scatto d’orgoglio che è richiesto al sistema nel suo insieme. Autoriforma, dimagrimento, trasparenza, finalmente uno status giuridico per i partiti, controlli neutri su modalità e impiego dei finanziamenti: il caso Lusi dimostra che, se sono troppo timidi, anche i passi positivi come quelli tentati recentemente dalle camere e dal governo verranno travolti da vicende negative, magari singole molto più pesanti nella sostanza e nell’immagine. Da Tangentopoli s’è capito che quando il fango si solleva non risparmia nessuno e nessuno ci può lucrare sopra a lungo. Meglio essere tutti un po’ più puliti, allora.

Stefano Menichini

Giornalista e scrittore, romano classe 1960, ha diretto fino al 2014 il quotidiano Europa, poi fino al 2020 l’ufficio stampa della Camera dei deputati. Su Twitter è @smenichini.