Lontani

Tra le molte similitudini che continuano a mostrare i destini paralleli della politica e dell’informazione italiana, mi pare si possa aggiungere il simile spaesamento delle due categorie di fronte all’attacco grillino e alle sue vittorie (quanto durature, vedremo). Ora c’è infatti una buffa contraddizione tra una ricca produzione di articoli che spiegano alla politica che il successo grillino viene da lontano e lo si sarebbe dovuto capire prima, e una parallela ricca produzione di articoli invece sorpresi della contestazione ai giornali e ai giornalisti. A chi cade dalle nuvole, ricordo questa illuminante analisi di Cesare Martinetti sulla Stampa, dello scorso ottobre, che nessuno prese in considerazione.

È la fine di un compromesso a suo modo storico nella storia italiana, dove i giornali sono sempre stati vissuti come l’altra faccia della politica e mai come ora appaiono lontani dal quel modello di «cane da guardia del potere» rappresentato dalla stampa americana o semplicemente da un modello liberale di informazione. Andate a leggere un po’ di blog sparsi, fate un tuffo nel «giornalismo cittadino» della nuova web-era. I giornalisti sono spesso considerati lecchini e carrieristi, non «cani da guardia», bensì cani «da compagnia e spesso da riporto», per l’appunto una casta accanto alla casta. Quella che non si sente è la voce di una cultura democratica dell’informazione, l’accettazione di un potere che comporta responsabilità da parte di chi lo fa e di chi lo subisce.


Altre cose:

Luca Sofri

Giornalista e direttore del Post. Ha scritto per Vanity Fair, Wired, La Gazzetta dello Sport, Internazionale. Ha condotto Otto e mezzo su La7 e Condor su Radio Due. Per Rizzoli ha pubblicato Playlist (2008), Un grande paese (2011) e Notizie che non lo erano (2016).