Lezioni

Ci sono cose che moriremo non sapendo, avendone semplicemente sentito parlare tutta la vita ed essendocene fatta un’idea che non sospettiamo minimamente sia completamente sballata. Migliaia di libri che non abbiamo letto, posti dove non siamo stati, dischi che non abbiamo ascoltato. Poi, per alcuni, capita che tardivamente li scopriamo e ci rendiamo conto che non ne avevamo capito niente: a me è successo con Matera, quando ci sono andato l’anno scorso, o con i vecchi dischi degli Steely Dan quando li ho ascoltati tutti qualche anno fa.

Ma quelle sono state piacevoli sorprese. Invece la settimana passata ho visto infine “My fair lady”, con la scusa di vedere un film tutti insieme con i bambini. E credevo di sapere già tutto: George Cukor, canzoni, film degli anni Cinquanta, Audrey Hepburn. Eppure basta poco a travolgere uno schema apparentemente prevedibile e garantito: bastano – e voi lo sapevate e non me lo avete mai detto – una lunghezza esagerata, una scelta di canzoni assai debole (con l’eccezione della rana in Spagna e di On the street where you live), un trascinamento infinito di dialoghi e di vicende risolvibili in un quarto del tempo, e infine un doppiaggio italiano delirante, con Audrey Hepburn che urla in pugliese.

Voi lo sapevate, e non me l’avevate mai detto. Se c’è qualcuno che posso salvare con queste righe, saranno ben spese.

Luca Sofri

Giornalista e direttore del Post. Ha scritto per Vanity Fair, Wired, La Gazzetta dello Sport, Internazionale. Ha condotto Otto e mezzo su La7 e Condor su Radio Due. Per Rizzoli ha pubblicato Playlist (2008), Un grande paese (2011) e Notizie che non lo erano (2016).