Letta e Alfano cancellino la Bossi-Fini

Può anche darsi che abbia ragione Angelino Alfano, anzi diamolo per certo: non sarà l’abrogazione della Bossi-Fini a impedire tragedie come quella di Lampedusa.
La verità semplice ed evidente a chiunque non voglia fare solo propaganda è che nessuna legge causa o impedisce simili eventi.

Infatti proprio qui sta la colpa maggiore dei partiti e in generale degli «imprenditori della paura»: nello scatenare guerre ideologiche applicate a inarrestabili fenomeni globali, promettendo soluzioni legislative che sono sempre al novanta per cento inapplicabili e nel restante dieci per cento odiose. Comunque inutili ai fini declamati. Sicché al ripetersi degli eventi – all’infittirsi degli sbarchi, o degli afflussi incontrollati, o del proliferare di campi clandestini ai margini delle metropoli, o dell’incrudelirsi di delinquenza importata – i cittadini si sentono traditi e i politici se la cavano con lo scaricabarile. Mentre le vittime, i più deboli della catena, tali erano e tali continuano a essere.

Allora non sarà cancellando la Bossi-Fini, cioè la criminalizzazione dell’immigrazione irregolare, che si eviteranno i prossimi viaggi della disperazione. Come scriveva ieri magnificamente Adriano Sofri, tante altre cose più utili che non richiedono leggi potrebbe fare il mondo ricco che si sente minacciato, per esempio andando oltremare a presidiare con uomini e forze di buona volontà e buone intenzioni le rotte del nuovo schiavismo.
E però il governo Letta-Alfano e il parlamento delle larghe intese devono egualmente cancellare la vergogna di quella legge. Senza illusioni ma anche senza esitazioni. Certo, discutendo e trattando – come ha detto ieri il presidente del consiglio davanti alle bare dei bambini, delle donne e degli uomini morti a Lampedusa – proprio perché non si tratta di sostituire con un’operazione ideologica una operazione ideologica uguale e contraria.

Ma devono farlo.
È una questione di dignità nazionale da ripristinare e anche di stagione politica da superare. Altrimenti non si capisce: a che vale dire che «un ventennio è finito» se non si è in grado di cancellarne i frutti più avvelenati?
Francamente: per credere che negli ultimi giorni si sia davvero consumata una «svolta storica» per la nostra democrazia, abbiamo bisogno di qualcosa di più di una manovra di palazzo ben riuscita.

Stefano Menichini

Giornalista e scrittore, romano classe 1960, ha diretto fino al 2014 il quotidiano Europa, poi fino al 2020 l’ufficio stampa della Camera dei deputati. Su Twitter è @smenichini.