Let go

Occhio: Superspoiler di Lost.

Erano le sei di mattina ora italiana quando i primi spettatori americani (e non solo, grazie a internet) hanno chiuso il capitolo delle loro vite intitolato “Lost”. Tra le varie cose celebrate di recente in memoria del decennio appena trascorso, la serie tv più inventiva e magnetica di tutti i tempi si merita sicuramente un posto, l’abbiate vista o no: sono stati gli anni di Lost. Era cominciata a settembre del 2004, e adesso è finita. Nel corso degli ultimi anni, molti fans avevano sviluppato sempre più preplessità e riserve nei confronti dell’intreccio sempre più confuso: le grandi architetture di sceneggiatura delle prime stagioni avevano via via rivelato soluzioni molto più “magiche” e insoddisfacenti dei presupposti scientifici e complessi dei primi tempi: fino al predominio dei viaggi nel tempo e di spiritualità e abracadabra vari.
Anche la puntata di stanotte è andata in questo senso, e se la volete vedere senza rovinarvi sorprese smettete di leggere qui, avvisati. Le molte e complesse domande costruite in questi cinque anni e mezzo e sulle quali gli spettatori avevano costruito illazioni e ipotesi fantasiosissime si sono quasi tutte sciolte in una generale riconciliazione finale di tutti i protagonisti, e commozione di tutti quanti – pubblico compreso – a foza di flashback, abbracci al rallentatore e musichine alla bisogna. Sono stati anni meravigliosi, ci avete un po’ preso in giro e ve ne siete approfittati, ma tutto è perdonato. La frase ripetuta nelle ultime puntate vale per tutti: arriva il momento di “lasciare andare”.


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Luca Sofri

Giornalista e direttore del Post. Ha scritto per Vanity Fair, Wired, La Gazzetta dello Sport, Internazionale. Ha condotto Otto e mezzo su La7 e Condor su Radio Due. Per Rizzoli ha pubblicato Playlist (2008), Un grande paese (2011) e Notizie che non lo erano (2016).