La privacy solo quando è la mia

Benché gli esempi che esibisce siano facili – in giro si trovano cretini buoni per dimostrare qualunque tipo di cretineria – il punto di questo articolo di The Verge (“Dite buongiorno a questi uomini che odiano la NSA ma adorano invadere la privacy delle donne”) è efficacissimo e rivela quanto sia ipocrita e infantile gran parte del ribollire di indignazione intorno alla “nostra privacy” sotto attacco di istituzioni private e pubbliche. Posto che il problema esiste – e ci mancherebbe -, l’allarme intorno alle “intrusioni nella mia vita privata” è per molti (non per tutti) un’occasione di dare un’importanza pubblica alla propria privata, finora insignificante come quella di quasi tutti noi, o di sfogare da qualche parte una tendenza all’indignazione che è diventata una specie di dipendenza. E se non bastasse la contraddizione tra il tenere alla propria riservatezza e il diffondere sempre di più ogni cosa possibile di sé (“eh, ma lo decido IO!”), adesso arriva l’eccitazione (in tutti i sensi) che si è scatenata – non solo tra i singoli, ma anche in molti media: che ormai si confondono – intorno alle foto private di un esteso gruppo di persone (donne, ma trascuro questo ovvio aspetto della storia) che sono state rubate ed esposte al pubblico ludibrio, nel migliore dei casi. E molti di quelli che le stanno affannosamente cercando online tuttora, o che ci cliccano a ripetizione e si disperdono in salaci battute nei commenti online e nei social network, si lamenteranno domani di nuovo di Google, dell’NSA e di Facebook, e di “cosa fanno con i nostri dati”. Al momento, “i nostri dati” più riservati sono stati consegnati e sputtanati in tutto il pianeta da alcuni privati individui, per la soddisfazione di molti altri privati individui, e non si nota grande chiarezza in giro su chi siano le vittime e chi i cattivi, stavolta.

Tag: privacy
Luca Sofri

Giornalista e direttore del Post. Ha scritto per Vanity Fair, Wired, La Gazzetta dello Sport, Internazionale. Ha condotto Otto e mezzo su La7 e Condor su Radio Due. Per Rizzoli ha pubblicato Playlist (2008), Un grande paese (2011) e Notizie che non lo erano (2016).