La prìvaci

Avevo appena cercato di spiegare a cena a mia moglie, che mi chiedeva della storia del Wall Street Journal di stamattina su Facebook, che la questione saliente è quella della trasparenza e della chiarezza, e che c’è invece una certa sopravvalutazione di quello che facciamo ricadere sotto il termine privacy, e una buffa contraddizione tra la nostra crescente inclinazione a diffondere ogni tipo di informazione che ci riguarda e la paura che abbiamo della circolazione di informazioni che ci riguardano (che secondo me ha a che fare con la dilagante necessità di affermazione di sé attraverso qualunque affermazione di sé: compresa l’idea che sia prezioso ogni dettaglio della nostra persona e che fuori sia pieno di gente che non vede l’ora di impossessarsene). E dopo cena ho letto su Twitter questo:

Articles about online privacy should be required to include at least 1 anecdote where someone’s life was actually negatively affected.

(“Gli articoli sulla privacy online dovrebbero avere l’obbligo di citare almeno un aneddoto in cui la vita di qualcuno ne abbia risentito negativamente in modo concreto”)


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Luca Sofri

Giornalista e direttore del Post. Ha scritto per Vanity Fair, Wired, La Gazzetta dello Sport, Internazionale. Ha condotto Otto e mezzo su La7 e Condor su Radio Due. Per Rizzoli ha pubblicato Playlist (2008), Un grande paese (2011) e Notizie che non lo erano (2016).