La parabola del buon abbonato

Non è facile ricostruire i dettagli delle proprie vite antecedenti a una dozzina d’anni fa, prima che computer e web cominciassero a registrare ogni cosa che facciamo. Io però so dov’ero a mezzanotte del primo giugno 1991, e so con chi ero.
Ero con mio fratello, e stavamo iniziando a guardare “Blade Runner”. E no, non ho trovato un vecchio biglietto del cinema (proiezione assai notturna): è che in quel momento lì cominciò le trasmissioni a pagamento la prima tv a pagamento italiana, che allora si chiamava Tele+: mio fratello, che a quel tempo guardava una media di quattordici ore di tv al giorno, si era preabbonato da mesi.
Poi venne Stream, e ci abbonammo pure a quella, accatastando fanaticamente e inutilmente VHS su VHS di film e partite di calcio. Poi venne Sky e – sia io che mio fratello ormai per conto proprio – ci adeguammo alle nuove numerazioni eccetera, e adesso abbiamo i bambini che guardano il Cartoon Network o i Simpson.
Tutto per dire: a noi e ad altri milioni di italiani nei decenni fedeli si deve un po’ di riconoscenza, no? E allora – siamo nel 2011, anno del ventennale –  possiamo chiedere di non vedere mai più la scritta “nessun segnale dalla parabola”?

Luca Sofri

Giornalista e direttore del Post. Ha scritto per Vanity Fair, Wired, La Gazzetta dello Sport, Internazionale. Ha condotto Otto e mezzo su La7 e Condor su Radio Due. Per Rizzoli ha pubblicato Playlist (2008), Un grande paese (2011) e Notizie che non lo erano (2016).