La morte del SEO?

Da ieri in tutto il mondo si chiedono se il nuovo sistema di ricerca di Google cambi davvero le cose o no, serva davvero a qualcosa o no, e a cosa serva. Una prima risposta è che di certo cambia le nostre abitudini nei confronti di un’azione che è diventata presentissima nelle nostre vite quotidiane, cambia i dettagli di quell’azione, e quindi cambia anche le nostre vite. Una seconda risposta la dà Steve Rubel. Lui la chiama la morte del SEO, ovvero della tecnica divenuta arte di costruire le pagine ottimizzandole per la ricerca di Google, perché dal momento in cui le ricerche divengono modificabili dai suggerimenti (e i risultati potenzialmente personalizzabili sulle abitudini di ognuno e non universali), la forza del SEO diminuisce molto: bisognerà scegliere per chi ottimizzare, o incrociare le dita.
Ma altre risposte ci saranno. Le cose, cambiano

update: qui altre implicazioni, sul piano della pubblicità. E sulla morte del SEO arrivano le obiezioni.


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Luca Sofri

Giornalista e direttore del Post. Ha scritto per Vanity Fair, Wired, La Gazzetta dello Sport, Internazionale. Ha condotto Otto e mezzo su La7 e Condor su Radio Due. Per Rizzoli ha pubblicato Playlist (2008), Un grande paese (2011) e Notizie che non lo erano (2016).