La Leopolda stazione della crisi politica

A chiunque capiti di parlare col capo dello stato – tra gli ultimi Matteo Renzi, mercoledì a Firenze, e i vari addetti ai lavori sulla legge elettorale, giovedì al Quirinale – l’impressione è sempre la stessa: Napolitano non si fa smontare né dalle aggressioni grilline, né dai tormenti berlusconiani ieri esibiti in un altro melodramma, né dal ginepraio parlamentare che rende ogni passo verso le riforme lento, contorto, instabile.

Sarà rimasto tra i pochi in Italia, ma il presidente è ancora convinto che la legislatura possa allungarsi fino al 2015 e produrre sia alcune parziali ma sostanziali riforme istituzionali e costituzionali, sia il riavvio dell’economia pur se a giri ridotti. E anche se i Palazzi sono ogni giorno più scettici su questa agenda, sarà meglio non dimenticare che in ogni caso, alla fine, la regia di qualsiasi tipo di crisi rimane sul Colle. E che l’arma nucleare della fine anticipata del secondo mandato presidenziale non è mai stata rinfoderata.

Anche alla Leopolda toccherà di fare i conti col contesto politico-istituzionale.

In questi giorni l’ex stazione fiorentina sarà vissuta già come una specie di quartier generale del Pd: una specie di esame di maturità, con l’orgoglio che ne può derivare per i promotori ma anche la nostalgia per la scapigliatura non più proponibile delle edizioni passate.

Il discorso di Renzi di domani è atteso come capitava in passato ai capi partito nei momenti delle tensioni politiche. Ribadirà pieno sostegno al governo? Risponderà all’iniziativa di Napolitano sulla legge elettorale? Che dirà sulla spaccatura del Pdl e sulla dissoluzione dei montiani?

Il sindaco può dirsi allergico a questi temi, e fa bene perché è sicuramente meglio intervenire come lui sa fare sulle questioni concrete della vita degli italiani: meglio per lui nella campagna congressuale, meglio per il Pd che è tornato in sofferenza nei sondaggi, meglio per tutti.

Purtroppo però il nuovo ruolo implica anche nuove responsabilità e scomodità.

Il sistema politico deve sapere se e fino a che punto il Pd pensa di poter sostenere equilibri di maggioranza continuamente scossi. Fuori discussione la lealtà verso Enrico Letta da parte di Renzi e dell’intero partito, la domanda che si fanno tutti è: davvero si può andare avanti così fino al 2015?

Stefano Menichini

Giornalista e scrittore, romano classe 1960, ha diretto fino al 2014 il quotidiano Europa, poi fino al 2020 l’ufficio stampa della Camera dei deputati. Su Twitter è @smenichini.