La cooptazione è nella Costituzione

Alessandra Moretti – portavoce della campagna Bersani per le primarie e vicesindaco di Vicenza – ha saggiamente smontato un luogo comune e motivo di indignazione a comando: quello che vede il male dei mali nella “cooptazione” in quanto tale, a prescindere dai suoi criteri. Ne avevo scritto così in Un grande paese.

Negli anni passati in Italia si è molto criticata la cooptazione. Abbiamo chiamato così il sistema per cui qualcuno accede a posti di più o meno grande responsabilità o rispettabilità, in quanto scelto da qualcun altro che abbia il potere di promuoverlo. E pensando che questo generico procedimento fosse responsabile di ogni mancato apprezzamento del merito, abbiamo stabilito che il problema fosse la cooptazione. Abbiamo associato un significato fortemente negativo a una parola che si riferisce genericamente alla scelta di qualcuno, senza farci domande sui criteri effettivi di quella scelta. Ogni promozione è diventata cooptazione, ogni cooptazione scandalo. Abbiamo convenuto che la radice da estirpare fosse la cooptazione, senza riflettere sul fatto che sistemi di cooptazione rendono efficaci istituzioni, comunità e aziende da sempre, e che persino la Costituzione prevede la cooptazione rispetto a diversi poteri dello Stato: indicando che si diventi ministri, o assessori, per cooptazione. Abbiamo discusso di: cooptazione. Abbiamo discusso di una parola. E tutto quel che abbiamo concluso è: la-cooptazione-è-sbagliata.

E oggi Moretti condivide, con ragioni personali ma ben fondate.

Meritocrazia e cooptazione (o nomina) non sono concetti  necessariamente in conflitto tra loro. All’interno di un’organizzazione, sia economica che sociale, alcuni incarichi sono assegnati per via elettiva altri per via concorsuale e altri ancora tramite nomina o cooptazione. I meriti, le qualità, le doti per cui viene nominato un dirigente sono sempre oggettivi?  Si può parlare di meritocrazia? Credo che buon capo, come un buon dirigente si possano valutare anche sulla base della qualità dei collaboratori di cui scelgono di avvalersi, ma rimane pur sempre un metodo discrezionale. Anche il nostro attuale Premier ed i Ministri della nostra Repubblica sono dei cooptati.


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Luca Sofri

Giornalista e direttore del Post. Ha scritto per Vanity Fair, Wired, La Gazzetta dello Sport, Internazionale. Ha condotto Otto e mezzo su La7 e Condor su Radio Due. Per Rizzoli ha pubblicato Playlist (2008), Un grande paese (2011) e Notizie che non lo erano (2016).