La condanna vera è per il M5S

Non è stata una bella giornata, quella di ieri per il parlamento italiano. Perché una decisione che contiene un segnale di giustizia (un deputato trattato alla stregua di qualsiasi altro cittadino) è stata assunta nei tempi e nei modi imposti dal doppio ricatto di un movimento di forcaioli: Cinquestelle prima ha creato una campagna diffamatoria a carico del Pd (denunciando una presunta volontà dei democratici di salvare dall’arresto il loro collega Genovese); poi si preparava a trasformare la diffamazione in realtà, approfittando di uno strumento parlamentare che in casi come questo avrebbe in realtà una sua nobiltà, cioè il voto segreto che consegna al singolo deputato la libertà di esprimersi su un caso individuale.

Per difendersi da questa perfida manovra, il Pd è stato abile a trovare un’intesa con tutti gli altri gruppi, votando alla fine in maniera palese così come era stato deciso da settimane sulla base delle richieste della magistratura. Sicché Cinquestelle ha le manette che invocava, ma senza il risultato propagandistico che si proponeva.
Grillo e si suoi si vantano spesso di aver studiato e di aver imparato molto, in questo anno, a proposito di come si lavora e di come si fa opposizione nel Palazzo. In realtà, dimostrano di aver imparato soprattutto due cose: come si getta discredito sull’istituzione trasformandola in un’arena di risse incivili; e come si piegano i regolamenti non al fine di ottenere risultati positivi, ma solo per mettere in difficoltà gli avversari.

Le poche leggi approvate da camera e senato con il contributo dei grillini sono passate solo perché promosse e trascinate dagli altri gruppi, in genere dal centrosinistra. Altrimenti, sarebbero finite a riempire i cestini della spazzatura di Montecitorio e palazzo Madama, insieme alla gran parte delle proposte avanzate dal movimento: elaborate dopo cervellotiche procedure di consultazione online (come se la partecipazione di qualche centinaio di attivisti nerd potessero esaurire il processo democratico e sopperire al lavoro di autentici esperti), neutralizzate dall’indisponibilità di M5S a fare di queste loro proposte oggetto di confronto e mediazione insieme agli altri gruppi.
Alla fine, la giornata dell’arresto di Francantonio Genovese conferma soprattutto la sentenza a carico di Grillo e dei suoi: non stanno in parlamento né come apriscatole né per risolvere i problemi del paese, ma solo in funzione di una permanente campagna di propaganda finalizzata, nella cupa utopia grillina, alla conquista del potere assoluto e indiviso.

Stefano Menichini

Giornalista e scrittore, romano classe 1960, ha diretto fino al 2014 il quotidiano Europa, poi fino al 2020 l’ufficio stampa della Camera dei deputati. Su Twitter è @smenichini.