Jack Taylor, eroe (non) per caso

La mia storia di fine anno è vecchia di più di un mese. Qualcuno può averla già letta, in una sorta di boxino morboso a declinazione sportiva. Me la immagino scritta così: “Ventun novembre duemiladodici: giocatore di basket segna 138 punti in una partita!”, con tanto di punto esclamativo. La curiosità val bene un clic, per saperne di più. Per scoprire che, in quei 36 minuti di pallacanestro, Jack Taylor – questo il nome del realizzatore sconosciuto – ha tirato 108 volte, 71 delle quali da oltre l’arco dei tre punti (inserire qui i commenti tipo “Chissà che male al braccio a fine gara”). I 138 punti sul tabellino finale sono, ovviamente, un record NCAA: nel mondo del basket universitario USA, infatti, il primato apparteneva a tale Bevo Francis, capace di metterne 113 nel lontano 1953.

Fine della storia? Per nulla. Anzi, qui inizia.

Perché un’impresa del genere è possibile in un posto solo al mondo – e quel posto è ben noto a tutta una (più o meno) ristretta cerchia di appassionati. Il luogo si chiama Grinnell, paesino di diecimila anime mal contate nel cuore dell’Iowa, e la squadra dei Pioneers del locale college di Division III (diciamo di “terza fascia”, per intenderci – non le università più prestigiose e neppure quelle subito dopo) ha ormai da anni un posto nel cuore di ogni vero appassionato di basket a stelle e strisce.

Gli anni sono tredici, per l’esattezza, perché è del 1999 l’irresistibile racconto scritto da Federico Buffa e poi inserito nel suo libro cult “Black Jesus”. Per molti di noi (e vi assicuro, molti più di quanti potete immaginare), la lettura di “Dave Arsenault – L’uomo che inventò il sistema” è qualcosa che ci ha segnati.

Il cartello per Grinnell arriva dopo 5 ore d’auto da Chicago, a Est c’è stato del gran grano, a Ovest si direbbe ce ne sia ancora parecchio prima di una reale alternativa. Viriamo verso nord. Ancora grano. Finalmente Grinnell

La pallacanestro è il pretesto, il racconto è a metà tra la miglior letteratura di viaggio e una “polaroid” sociologica più utile di mille saggi. Leggendolo – proprio come viaggiando – si impara. Si impara che la vicina Iowa City reclama(va) il titolo di “paradiso dell’omosessuale” (titolo messo in palio dalla rivista “Best Lesbian Place to Live”), mentre Grinnell, nelle parole del barista/beatnik che funge da cicerone, ha “la più alta concentrazione di eccentrici d’America”.

Molti di questi si ritrovano dentro il perimetro del campus del Grinnell College (“noi siamo soliti definire Harvard la Grinnell dell’Est”, insiste il beatnik). Uno di loro, di mestiere, fa l’allenatore della squadra di basket.

È lui Dave Arsenault, l’uomo che dà il titolo al racconto, e il “sistema” che ha inventato è uno stile di gioco folle fatto di ritmi altissimi, tiri da tre punti a ripetizione, pressing e cambi continui (per inciso: conosco di persona allenatori delle minors, i campionati minori di pallacanestro, che hanno ordinato via posta il DVD prodotto da coach Arsenault, “Running to the extremes” e oggi fanno giocare così le proprie squadre di imberbi atleti inconsapevoli…).

«Lei è qui per Grinnell College e Jeff Clement, vero? Ha fatto bene, son più divertenti di un branco di scimmie impazzite!»

Perché se Grinnell College e Dave Arsenault sono le costanti, buone ieri come oggi, Jeff Clement invece è la variabile, che in data 2012 va sotto il nome di Jack Taylor. Ogni squadra di coach Arsenault ha un tiratore-più-tiratore-degli-altri e se nel 1999 questo ruolo ricadeva sulle spalle del “figlio del direttore sanitario dell’ospedale del paese”, ora il titolo di “braccio armato della follia” spetta al protagonista della serata da 138 punti. Lo scorso 21 novembre, infatti, i 27 tiri da tre punti messi a segno da Taylor hanno distrutto proprio un primato che apparteneva ancora a Clement, fermo a 19 (il record di punti, 89, era invece di tale Griffin Lentsch, stabilito nel 2011).

Se negli Stati Uniti la folle impresa di Jack Taylor si è meritata i commenti – ammirati, sorpresi e un po’ divertiti – di LeBron James e Kobe Bryant, qui in Italia la notizia ha trovato spazio al massimo come strampalata curiosità da consumare in un clic e subito dimenticare.

Tranne per chi – iniziati al culto del “sistema” da quella fantastiche pagine di “Black Jesus” – un’impresa del genere quasi se la aspettava.

Lunga vita a Grinnell College, allora, lunga vita ai Pioneers e lunga vita a coach Arsenault.
In attesa del prossimo record e di un nuovo Clemens/Taylor, cui regalare altri 15 minuti di celebrità.

P.S. – Jack Taylor ha fatto seguito alla gara da 138 punti con una da 21, senza mai più toccare quota 40 punti in nessuna delle rimanenti gare del 2012. I Pioneers chiudono l’anno solare con 7 vittorie e 2 sole sconfitte, primi a pari merito nella Midwest Conference. Coach Arsenault continua ad allenare, per la 24esima stagione in fila, il suo “branco di scimmie impazzite”. Dal 2000 guida anche la squadra femminile di golf dell’università. Amen.

Mauro Bevacqua

Nato a Milano, nel 1973, fa il giornalista, dirige il mensile Rivista Ufficiale NBA e guarda con interesse al mondo (sportivo, americano, ma non solo).