Ilaria Capua e la positività ai tamponi

Quando ho visto il tweet qui sopra (c’è sempre la versione su Internet Archive, nel caso venga cancellato in futuro) sono sobbalzato.

Avere un tasso di positività al 12% significa che ogni 100 tamponi fatti, 12 sono stati positivi. Ma questo non significa affatto che “ogni cento persone che vedi in giro 12 sono infette”, a meno naturalmente che i tamponi siano presi in modo statisticamente significativo. Lo sono? Non lo so, ma penso di no. Leggendo il rapporto settimanale qui (“sintesi monitoraggio”), leggo solo che «aumenta la
percentuale dei casi diagnosticati attraverso attività di screening (46% vs 44%)». Però non ho nessuna idea di quanti dei tamponi fatti lo siano per attività di screening e quanti di controllo a persone che rischiano a priori di essere infetti (come quello fortunatamente negativo che ho fatto io mercoledì scorso, quando avevo febbre e mal di stomaco). D’altra parte, se effettivamente ogni cento persone che vedi in giro 12 sono infette, questo significa che un ottavo degli italiani in questo momento è portatore – immagino sano – del virus. Questo a sua volta significherebbe che il virus non è davvero tanto più pericoloso di un’influenza, almeno per chi è vaccinato, e possiamo stare tranquilli… oppure preoccuparci davvero, visto che l’infezione parrebbe ritornare ogni tre mesi scarsi (immaginando un periodo di infezione che dura dieci giorni) oppure che una notevole quantità di persone è oramai infetto cronicamente.

Insomma, quella frase non ha nessun senso. Eppure il tweet dopo più di ventiquattr’ore è ancora lì. Un consiglio a tutti: non informatevi su Twitter.

Maurizio Codogno

Matematto divagatore; beatlesiano e tuttologo at large. Scrivo libri (trovi l'elenco qui) per raccontare le cose che a scuola non vi vogliono dire, perché altrimenti potreste apprezzare la matematica.