Il suo raffreddore non è un raffreddore qualunque, ma il raffreddore di un genio

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Ogni giorno Federico Bernocchi tiene un programma su Radio Rai2 che si chiama Canicola. È tipo il più bel programma del mondo dopo Radio TSO e prima di Acapulco. Solo che Radio TSO non lo fanno più. E Acapulco lo stiamo aspettando un po’ tutti. A parte Dispenser. E aggiungo Condor per campanilismo. Insomma, lui Federico Bernocchi allora fa Canicola. Per il programma faccio un disegno brutto al giorno. Brutto che fa provincia. Ci provo almeno. Un mashuppone di alcuni argomenti toccati dalla puntata. Perché? Boh. Perché chi non farebbe dei disegni per la radio? Quindi dicevo, ogni giorno, da mezzogiorno all’una e mezza come dei veri califfi ascoltate Canicola oppure scaricatevi il podcast (che contiene il disegno del giorno che potete trovare anche qui grandissimo) E qui troverete fino a Settembre un disegno al giorno con il testo che ricevo dei temi della puntata da Bernocchi. Vi siete mai sentiti più felici? Ecco. Felicizzatevi.
Mi reputo una bella persona. Non bella, scusate. Bellissima. Cioè, mi capita spesso di pensare che se mai nella vita mi capitasse di incontrami, mi piacerei un sacco. Forse, addirittura, mi innamorerei di me. Pensa che bello. Inizialmente mi seguirei su facebook, riderei di gusto alle cose brillantissime che scrivo, metterei dei timidi like ai miei status, poi qualche commento finto casuale e dopo un po’ mi scriverei anche un messaggio privato, utilizzando un pretesto qualsiasi. Chiacchiererei un po’ di tutto in chat, mi darei un appuntamento nella mia piazza preferita di Milano e ore dopo mi ritroverei a dire una frase come: “Cavolo, sono già le otto! Il tempo è volato via. Abbiamo parlato tutto il giorno…”. Ma non riuscirei a finire la frase. Perché lì mi darei un bacio.
Sono una bella, bellissima persona. Lo so perché so di sopravvalutarmi. Tranquilli: questa cosa del fatto che mi sopravvaluto mi è abbastanza chiara. Però preferisco di gran lunga vivere nella mia finzione – in cui sono il più bravo di tutti a scrivere, a fare radio, a scegliere i film di cui parlare al bar con gli amici, ad ascoltare musica – piuttosto che arrendermi all’evidenza che. Sì, perché poi, anche se mi risulta strano pensarlo, ho conosciuto delle persone più brave e belle di me. Persone verso le quali quindi provo una brutta invidia. Ufflalai, che brutta bestia l’invidia.
Una di queste persone è il mio amico il Capra. Quando vedo il Capra faccio tutto il carino. Gag da amicones a profusione: beviamo insieme le birrette, parliamo di musica, di film e di libri, facciamo le chiacchiere sceme e anche quelle serie. Due amici veri, insomma. Ma nessuno conosce l’orribile segreto! Io sono invidiosissimo del Capra. E mica solo perché il Capra suona in uno dei miei gruppi preferiti. Non solo perché quando suona dal vivo c’è un pubblico fomentato manco fossero allo stadio a vedere Vasco Rossi nel 1987. Mica solo perché sta per uscire con un disco solista che ha una copertina che mi fa piangere solo a pensarci e che è pure pieno di canzoni talmente belle che ti ritrovi a canticchiarle senza accorgertene. Non lo invidio solo perché ha al suo fianco l’amore della sua vita per due.
Lo invidio perché il Capra, da quando l’ho conosciuto tanti anni fa all’Igloo (che invidia aver un posto come l’Igloo), mi è subito sembrato uno con una visione. Potrei dire “con le idee chiare” ma non sarebbe la stessa cosa. E probabilmente non sarebbe neanche vero. Quando l’ho conosciuto il Capra non aveva le idee chiare e forse non le ha ancora adesso. Ma ha comunque una visione. Il Capra sapeva che la sua vita non era lì dove c’eravamo incontrati, in mezzo alle radio, ai concerti, alle scene e alle città. Lui aveva visto nei numerini verdi di Matrix che per essere quello che è oggi, doveva andare a vivere lì dove vive adesso. Sotto Zocca, vicino al Parco Regionale dei Sassi di Roccamalatina. Vive insieme all’Agnese e a Ester in una casa di pietra a due piani, con un enorme vallata davanti, un orto e basta. Ma basta davvero. I suoi vicini di casa più vicini stanno più o meno a quattro chilometri di distanza.
Negli ultimi anni sono andato a trovarlo un bel po’ di volte e ormai nella mia testa quel posto lì dove ha deciso di vivere il Capra è diventato il Capra stesso. No, scusate: il Capra è diventato il posto dove ha deciso di andare a vivere. Il Capra ha creato, con l’Agnese, senza la quale il Capra non sarebbe il Capra, un mondo suo dove mi sembra che tutto sia al posto giusto. È una questione di gestione dei tempi e degli spazi che noi comuni mortali, che il più delle volte subiamo i luoghi in cui viviamo, fatichiamo a comprendere. Siamo convinti di modificare la nostra vita e il nostro modo di vivere con le nostre azioni. E in una certa misura questa nostra fiducia è ben riposta. Ma lui ci sorpassa tutti a destra senza mettere la freccia e vive in un’altra dimensione. Che come mi ha raccontato una volta – e come io posso testimoniare – è rivoluzionaria.
Il Capra si è creato lo Spazio e il Tempo di fare tutte le cose che lo rendono il Capra. Quando è estate, va con il motorino nella valle che ha davanti casa. Insegue i cinghiali. Poi li incontra, si spaventa e allora torna a casa con la coda tra le gambe e i bozzi sul motorino. Il Capra ha passato tante notti con una luce da campeggio in fronte a staccare a mano, una a una, tutte le lumache che li mangiavano le foglie dell’insalata del suo orto. Quando non sa cosa fare, gioca con tutti i suoi animali. Che sono tantissimi. Quando ha fatto tutto quello che voleva fare durante la sua giornata, dopo cena, mette su il caffè, si siede nella sua poltrona preferita in salotto e legge dei tomi grossi come il mio comodino. Una volta ha scavato un tunnel nella neve che da casa sua lo ricongiungeva al mondo. Quando è arrivato lì in quella casa ha imparato a fare tantissime cose: ha costruito un recinto per le sue galline, ha imparato a fargli fare le uova, ha capito come fare l’orto e a mettersi nel piatto quello che vuole. Una volta il Capra ha dato da mangiare il caffè che metteva nel compost alle galline e queste sembravano delle amiche di Lapo. Sai perché? Perché il Capra ha anche fatto una marea di cazzate. Ma anche quando sbaglia il Capra lo fa meglio di me.
Una volta ho letto il diario di Salvador Dalì. Ad un certo punto racconta di aver preso il raffreddore. Con estrema pazienza, si mette a spiegare ai suoi noiosissimi lettori comuni che quello che ha lui non è un raffreddore normale. Lui è un genio, per cui il suo raffreddore non è un raffreddore qualunque, ma il raffreddore di un genio. Gli errori del Capra sono come il raffreddore di Dalì. Sono solo suoi. E ce lo raccontano perfettamente.

Questo articolo è apparso su Bastonate. Non conosci Bastonate? Bastonatizzati!

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Emanuele Sferruzza Moszkowicz

Mi chiamo Emanuele Sferruzza Moszkowicz, preferisco Em, o Hu-Be. Questo è il mio archivio: www.hu-be.com e questo è un progetto che porto avanti che mi permette di conoscere molte persone: www.scribblitti.com