Il quadro complessivo

La ricerca di senso, di sintesi, e di verità essenziali e assolute in ogni accadimento è una reazione umana e giornalistica tipica e comprensibile: ma essendo la realtà invece complessa, varia, e soggetta a mille variabili in cambiamento continuo, questa ricerca genera spesso letture e conclusioni dissennate, sbrigative e del tutto lontane dalla realtà.

Ieri ci sono state le elezioni in sette regioni italiane sparpagliate per la penisola e con vicende e candidati propri e indipendenti ed estesamente slegati dalla politica nazionale e da un quadro complessivo: non completamente slegati – la moda di Salvini e il disastro di Forza Italia per esempio hanno avuto ricadute diffuse: nel centrodestra ci sono sempre meno sfumature – ma estesamente slegati dalla politica nazionale (il più renziano dei sette candidati del PD, per dire, era un’ex bersaniana).
E i risultati, a guardarli uno per uno, sono stati:
– due regioni in cui il centrosinistra ha stravinto, per ragioni legati ai contesti e ai vincitori, entrambi molto indipendenti dalla politica nazionale: in una di queste regioni il centrosinistra vince da sempre e in una da 22 anni (Toscana e Marche)
– una regione in cui storicamente c’è stata competizione e il centrosinistra ha stravinto, per ragioni legati al contesto e al vincitore, molto indipendenti dalla politica nazionale (Puglia)
– una regione in cui la Lega è fortissima, dove ha ristravinto la Lega: e dove il centrosinistra ha governato per un solo anno nella storia, e per un accidente (Veneto)
– una regione dove ha sempre vinto la sinistra, e ha rivinto la sinistra, con qualche fatica in più del solito (Umbria)

E infine:
– una regione – la Campania – in cui c’era competizione e c’è sempre stata, e ha vinto il candidato del centrosinistra, che aveva dalla sua l’appoggio di un governo popolare e un buon successo da amministratore, e aveva contro – in Campania – contestazioni di etica e legalità.
– una regione – la Liguria – in cui c’era competizione e c’è sempre stata e il centrosinistra ha presentato il candidato più criticato, meno popolare e meno convincente di tutto il lotto, e ha perso (Liguria)

E queste ultime due sono le due storie, e ognuna è una storia che non c’entra niente con l’altra. Poi, se serve per i titoli, cerchiamo pure un grande senso definitivo a tutto questo. Mele e pere.

Luca Sofri

Giornalista e direttore del Post. Ha scritto per Vanity Fair, Wired, La Gazzetta dello Sport, Internazionale. Ha condotto Otto e mezzo su La7 e Condor su Radio Due. Per Rizzoli ha pubblicato Playlist (2008), Un grande paese (2011) e Notizie che non lo erano (2016).