Il problema non è l’immigrazione

Hanno detto che il problema erano i cosiddetti “migranti economici”, non i rifugiati, e poi hanno respinto i rifugiati esattamente come i migranti economici. Hanno detto che il problema era che stavano arrivando troppe persone, e poi hanno giudicato troppe anche quaranta persone, trenta, dieci. Hanno detto che il problema era che vivevano per strada, e poi ce ne hanno mandati apposta molti di più, per strada. Hanno detto che il problema era il sistema inadeguato dell’accoglienza, e la loro soluzione è stata smantellarlo. Hanno detto che il problema erano i costi eccessivi, e ora sembra sia diventato eccessivamente costoso persino mandare quattro medici su una barca. Hanno detto che il problema è che erano tutti maschi in piena salute, e poi non hanno fatto alcuna differenza per donne, bambini e malati. Hanno detto che il problema è la loro cultura, e poi hanno osteggiato diritti e opportunità anche di chi fosse nato in Italia. Hanno detto che portavano criminalità e reati in aumento, e gli altri si sono affannati a presentare smentite in forma di dati e fogli Excel, inutilmente. Hanno detto che il problema era l’Europa, e gli altri si sono affannati a spiegare come e perché da anni si cerca di cambiare questo e quel regolamento, inutilmente. Hanno detto che certe ong erano colluse con i trafficanti e hanno deciso di bandirle tutte indiscriminatamente, anche mentre le indagini non andavano da nessuna parte. Hanno detto che questa o quella nave ha violato questa o quella norma, e poi hanno tenuto duecento persone sequestrate per giorni a bordo di una nave della Marina militare. Hanno detto che il problema è la crisi economica e poi hanno fatto il pieno di voti nelle regioni più ricche d’Italia e d’Europa. Hanno detto che in Italia si può arrivare solo rispettando la legge quando da moltissimi paesi non esiste una via legale per arrivare in Italia.

Nel frattempo le aggressioni contro le persone non bianche sono aumentate verticalmente, e quando un nazista è andato per strada a sparare a dei neri a caso hanno fatto a gara a giustificarlo. Hanno provato a escludere i bambini non bianchi dalle mense scolastiche e a togliergli i buoni libro, hanno passato settimane a capire come evitare che il reddito di cittadinanza potesse andare agli stranieri regolari e come togliergli le case e le chiese, hanno proposto norme ad hoc per i negozi “etnici”, hanno raddoppiato le tasse sul volontariato, hanno dato della scimmia a una ministra nera, hanno parlato apertamente di un complotto contro la «razza bianca». Come sapete, l’elenco potrebbe continuare. Discutere di politiche migratorie e confutare gli argomenti di cui sopra serve fino a un certo punto, perché il problema non è questo governo e non è l’immigrazione: il problema è il razzismo. Quello delle persone. Per ogni paese prima o poi arriva il momento in cui farci i conti davvero: a noi – che siamo un paese di immigrazione ridottissima e recentissima – sta capitando adesso. La battaglia è epocale e culturale: non riguarda un governo, una legge, una nave. Basta mettersi davanti a una scuola elementare alle 8 del mattino per rendersi conto che durerà decenni, che non passerà con la fine di questa fase politica e che andrà molto peggio, prima che vada meglio. Prima ce ne rendiamo conto e prima si potrà fare qualcosa.

Francesco Costa

Vicedirettore del Post, conduttore del podcast "Morning". Autore dal 2015 del progetto "Da Costa a Costa", una newsletter e un podcast sulla politica americana, ha pubblicato con Mondadori i libri "Questa è l’America" (2020), "Una storia americana" (2021) e "California" (2022).