Il PD e Napolitano hanno la stessa agenda

Avete pestato l’acqua nel mortaio, anche in quella commissione affari costituzionali del senato “incapace” di combinare alcunché. Ora fate la legge elettorale, cambiate la seconda parte della Costituzione. Ora che il parlamento appare “rinvigorito” dalle recenti nuove leadership. La Consulta con la sua sentenza vi ha lasciati nudi davanti alla vostra responsabilità, siete liberi di scegliere il sistema che volete, mettendovi d’accordo nella maggioranza di governo ma possibilmente molto oltre. E, mentre lo farete, il governo deve continuare a lavorare per tutto il 2014 soprattutto intorno a riforme che riguardino il lavoro.

Questo è il nucleo, ma molti altri sono i passaggi cruciali del discorso del capo dello stato. In particolare in quel durissimo richiamo a Berlusconi a piantarla con le follie sui colpi di stato; e nel riconoscimento – che a Napolitano dev’essere costato – che tra Monti e Letta è sostanzialmente fallito, per immaturità, il disegno di un accordo tra forze contrapposte del livello di altri stipulati in Europa.

Registrata questa ammissione di fallimento, si vedono una coerenza e una linearità impressionanti fra il discorso di ieri e quelli degli ultimi anni. Napolitano ribatte sugli stessi concetti mentre l’Italia rimane lì, ferma. Eppure, in questa apparente ripetitività, ieri è sembrato importante che l’agenda del presidente per il 2014 ricalcasse quasi al centimetro le intenzioni dichiarate negli ultimi giorni da Enrico Letta (e se volete siamo all’ovvio) e soprattutto da Matteo Renzi, la «nuova leadership che rinvigorisce il parlamento». Sul conflitto virtuale tra Napolitano e Renzi (col premier di mezzo) si sono fatte montagne di chiacchiere. Tra i due rimane – al limite del comico – un giudizio opposto sul lavoro svolto da Quagliariello e dai suoi saggi. Ma il dato eclatante è che sovrapponendo le raccomandazioni presidenziali (compresa quella su ulteriori riforme del lavoro) al discorso renziano di Milano, non c’è scostamento. Sulle riforme costituzionali c’è addirittura identità.

È evidente che il capo dello stato spera nella nuova energia perché finalmente si realizzi qualcuno dei suoi propositi. E lascia appeso, in chiusura, l’avvertimento di sempre: vi farò sapere quando la mia presenza sul Colle sarà diventata insostenibile. Oppure superata dai fatti.

Già. L’anziano Napolitano e i giovani Letta e Renzi hanno un appuntamento, nel 2015.

Stefano Menichini

Giornalista e scrittore, romano classe 1960, ha diretto fino al 2014 il quotidiano Europa, poi fino al 2020 l’ufficio stampa della Camera dei deputati. Su Twitter è @smenichini.