Il paradiso dell’UdC

Dopo la Sicilia si stringono le maglie dell’accordo stretto molti mesi fa tra Bersani e Casini. Un patto che riguardava essenzialmente il governo nazionale, e che adesso deve adattarsi alle molte situazioni di crisi che si aprono in tutta Italia come conseguenza del collasso del centrodestra.
L’adattamento è automatico. Il veto posto da Vendola appare superabile. Ciò che è stato possibile a Palermo lo diventa a maggior ragione in Lombardia, in Molise, per il Campidoglio, nel Lazio.

Nel Lazio? Attenzione. Non tutti i posti sono uguali, come la stessa UdC dimostrò con le alleanze a geometria variabile del 2010. E appunto il Lazio, in quella geometria, fu il luogo nel quale Casini investì le fiches di un’eventuale ricomposizione nazionale col centrodestra dopo la frattura del 2008 (non si sa mai). Un investimento tanto importante che, quando ormai il mondo rideva dei festini in toga e della crapula di Fiorito, e la Polverini era abbandonata da tutti, ancora accanto a lei si stagliava paterna e fedele la figura di Luciano Ciocchetti, capo dell’UdC romana.

Sull’onda dell’entusiasmo palermitano questa stagione è stata chiusa ieri da Casini in due righe: l’esperienza della Polverini è finita male per colpa di una parte del PdL, quella alleanza non la rifaremo.
Aprite le porte all’alleato, si sgozzi il vitello più grasso: è ciò che ieri hanno fatto tutti i democratici che contano a Roma.
Hanno ragione, per parte loro e nella loro responsabilità.
Per parte nostra, ripetiamo che sommare sigle e percentuali stavolta potrebbe non bastare. Che nei cittadini c’è una pretesa spasmodica di coerenza, trasparenza, linearità di comportamenti. Che c’è in campo (a Roma in particolare, a quanto se ne sa) una nuova forza pronta a far pagare prezzi altissimi agli eccessi partitisti, ai trasformismi, alle logiche spartitorie.

Ci pensi solo un attimo il Pd, pensi soprattutto Nicola Zingaretti al modo migliore di fare le alleanze senza tradire la promessa di rinnovamento. Casini a livello nazionale s’è meritato con anni di purgatorio il diritto a scegliere e a farsi scegliere. Ai suoi nel Lazio è dato il privilegio di saltare ogni quaresima, e non per intercessione vaticana quanto per volontà dell’unico potere forte capitolino, casualmente suocero del segretario nazionale.
Fate pure, se dovete farlo. Speriamo di non doverlo pagare noi, il paradiso perpetuo dei Ciocchetti.

Stefano Menichini

Giornalista e scrittore, romano classe 1960, ha diretto fino al 2014 il quotidiano Europa, poi fino al 2020 l’ufficio stampa della Camera dei deputati. Su Twitter è @smenichini.