Il negazionismo dei ciccibelli

Ci siamo divertiti con le scie chimiche e con le sirene, poi gli anni dell’I want to believe da fesserie alla X Files si sono trasformati in credenza in cure mediche miracolistiche e (nello stesso tempo) in diffidenza nei vaccini e nelle cure ovvie e normali. Nel frattempo ci siamo abituati tutti a sentire di tutto e altri si sono abituati a dire di tutto, senza regole logiche, senza curarsi dell’impazzimento delle contraddizioni, utilizzando la manipolazione e la disponibilità a essere manipolati come unico prerequisito del dibattito pubblico. Le fake news non bastano più, siamo arrivati al contrario, cioè non solo si crede (o si fa finta di credere) a cose non vere e incredibili, ma si nega l’esistenza di cose ovvie, che è l’altro versante dell’I want to believe.

In questi giorni si leggono sui social network nugoli di post di ridicoli ceffi che negano che i bambini annegati in mare l’altro giorno siano davvero annegati e che addirittura siano davvero bambini. Le foto che abbiamo visto sarebbero foto di bambolotti, di cicciobello iperrealistici (ti mettono anche il link al prodotto) messi lì da qualcuno (le famigerate Ong, Soros, l’Ue, il baubau) per colpevolizzare noi poveri italiani che abbiamo il torto di non salvare la gente in mare (ma noi in realtà la salveremmo, dicono, non facendola partire o una volta partita non prestando soccorso, cioè non salvandola).

Chiamiamo per una volta le cose con un nome appropriato: siamo al negazionismo. E questi che una volta potevamo bonariamente prendere in giro per le scie chimiche, questi che si presentano come anime candide, come persone controcorrente che scrutano i segni dell’oppressione, dei complotti mondialisti, questi ciccibelli del pensiero, in questo caso non sono altro che negazionisti.

E c’è qualcosa nel negazionismo che logicamente mi ha sempre affascinato (non i negazionisti in sé, che non sono mai in buona fede), e cioè che il negazionista implicitamente ammette l’orrore di ciò di cui parla, per nasconderlo all’interlocutore, ma poi riproporlo in altra forma.

Lasciare annegare bambini nel mare è un orrore, e infatti i bambini non annegano, non ci sono, non esistono. La mala fede sta nel fatto che se non annegano non vanno salvati, quindi, in sostanza, che anneghino pure.

Gianluca Briguglia

Gianluca Briguglia è professore di Storia delle dottrine politiche all'Università di Venezia Ca' Foscari. È stato direttore della Facoltà di Filosofia dell'Università di Strasburgo, dove ha insegnato Filosofia medievale e ha fatto ricerca e ha insegnato all'Università e all'Accademia delle Scienze di Vienna, all'EHESS di Parigi, alla LMU di Monaco. Il suo ultimo libro: Il pensiero politico medievale.