Il M5S e la questione psichiatrica

Una volta sono finito in psichiatria. Mi hanno visitato e dopo qualche ora mi hanno dimesso con un paio di disturbi certificati e tre diversi farmaci da tenere in corpo per normalizzarmi. Lo dico subito: i farmaci non li ho mai presi, quindi è possibile che io sia pazzo nel momento in cui scrivo queste poche parole.

Questo però, il fatto che io potrei essere pazzo in questo momento, potrebbe non essere un impedimento, perché è proprio di disturbi del pensiero che vorrei trattare e, come sono convinto che non sia possibile per i non giovani parlare dei giovani, sono anche convinto che sia impossibile per i non pazzi parlare dei pazzi.

Quindi, visto che forse sono pazzo, vado avanti.

Di politica non capisco un acca. È vero. È così. Non saprei rispondere a nessuna delle domande che vengono poste ai neo eletti del M5S. Neppure io.

Palazzo Madama? Questo lo so. Ma l’indirizzo no.

Come si conferiscono le cariche e i sottosegretariati? Non lo so.

Qual è il meccanismo preciso di un voto di fiducia? Non lo so.

Certo, potrei studiare, anzi, certamente lo farei se sapessi che da qui a una settimana esistesse il rischio di trovarmi in Parlamento, ma questo rischio non c’è.

Sono qui, forse pazzo. Scrivo di pazzie.

Vado al punto:

A me fanno paura le visioni a lungo termine di Gianroberto Casaleggio (non scrivo “di Grillo”, perché non so se le condivide e perché ho ancora più paura di essere triturato dagli insulti).

Però le visioni di Casaleggio, ve lo dico: mi fanno paura.

Ci sono dei video, realizzati dalla sua azienda, dove si racconta che, per arrivare ad una società finalmente democratica e giusta (giusta secondo lui) si deve prima passare da una guerra batteriologica contro l’est del mondo (che è un punto difficile da definire, sopratutto se questo pensiero ti viene mentre sei, ad esempio, in Mongolia), una guerra che durerà addirittura vent’anni.

Insomma, verso il 2020 dovrebbe cominciare una guerra batteriologica che dovrebbe durare vent’anni. Dopo, grazie a Internet, sarete (voi sopravvissuti, che io sono troppo sfigato per levarci le gambe) tutti felici.

Come?

Grazie a Internet. Grazie a Google e ad una rete mondiale chiamata Earthlink che vi permetteranno di governare il mondo da casa con un clic e ognuno varrà uno etc. etc.

Questa armonia democratica universale si realizzerà attorno al 2050.

Ehm ehm.

Ehm ehm.

Cioè (che bello, cominciare con “cioè”, come al liceo), cioè, tra trenta, quarant’anni, Internet permetterà di realizzare il sogno della democrazia diretta. Oltretutto dopo essersi levati dal cazzo quegli incivili di cinesi, coreani, russi e via dicendo. Non riesco ad immaginare niente di meglio.

Ehm ehm. Poi penso:

Internet, nel 2050?

Sarebbe come se, trent’anni fa, diciamo nel 1980, avessimo profetizzato che le console da sala giochi avrebbero regolato la vita degli uomini del futuro.

Forse ho sbagliato esempio.

Diciamo il fax! Grazie al fax, avremmo dovuto scrivere, nell’80 (ma c’era il fax nell’80?), grazie al fax saremo tutti liberi di comunicare, finalmente l’un con l’altro, e mandarci le schede elettorali con il voto e questo renderà il mondo un luogo completamente differente etc. etc.

Allora, io invece voglio dire QUI, e molto seriamente, che ESIGO che nel 2050 il TELETRASPORTO sia diventato ormai d’uso comune. Nel 2050 io in quanto vecchio (se dovessi sopravvivere alla guerra di cui sopra) VOGLIO IL TELETRASPORTO.

Perché, lo dico, se nel 2050 mi dovessi trovare ancora con queste cazzo di mail di merda, ad ordinare roba sul web che poi impiega due settimane ad arrivarmi a casa, sarei molto ma molto incazzato. Ok?!!1!!!

Scusate. Non ho preso la medicina. Lo faccio. Ecco.

Stavo dicendo: trovo singolare che, mentre lo sguardo sulle visioni politiche del M5S sia attento e pure, a tratti, maniacale (almeno, il mio sguardo è maniacale. Solo maniacale), ho l’impressione che passi in secondo piano la questione psichiatrica.

Insomma, amici, prevedere un futuro che debba passare da una guerra batteriologica globale non è una bella base di ragionamento. Se poi quella previsione ha quel retrogusto di segreto desiderio, peggio ancora.

Però, voi direte: “DICI QUESTO PERKE SEI SERVO DELLA KASTA!!”. No, a parte questo, potreste dire: è solo un video. Una stupidata. Chi non ne fa almeno una nella vita? Diciamo una al giorno, va.

È vero. Ma quello è un video promozionale aziendale. È come se la Fiat avesse sul proprio sito web una guida allo scippo. C’entra niente con le auto, ma del resto neppure la guerra batteriologica ha molto a che vedere con la comunicazione (se ho capito bene la Casaleggio e associati si occupa di comunicazione e marketing).

Ma non finisce qui.

Adesso tutti i media sono in fregola per questa storia del Costa Rica. Roba di resort di lusso costruiti in un paradiso fiscale, dicono.

Io sono andato a vedermi il sito web dove questo resort, questo eco villaggio in verità, questo Ecofeudo, come è stato battezzato, viene descritto (sinceramente sono andato a vedere per comprarmi una di queste stilosissime casette in legno autosufficienti e fare parte degli eletti che se la spassano, poi ho letto che forse ci sarebbe stato da lavorare nei campi e sono tornato sui miei passi). Sono andato a vedermi le specifiche alla voce “sicurezza” (perché sono un fifone e non volevo trovarmi con qualche costaricano sottosviluppato all’uscio a cercare di vendermi dei calzini, con il caldo che immagino possa fare là). Sono andato a vedermi alla voce sicurezza ed ho trovato questo:

“L’area in cui sorge Ecofeudo non è stata scelta a caso ma per le specifiche legate alla sua collocazione strategica. La proprietà, in posizione collinare, è circondata da pendii e si trova a 155 metri sopra il livello del mare. Questa particolare dislocazione è stata pensata per via del global warning che influenza e caratterizza un lento ma continuo aumento del livello del mare.

L’intero villaggio sarà circoscritto da mura in pietra ed equipaggiato con un sofisticato sistema d’allarme a raggi infrarossi.

Per la massima sicurezza Ecofeudo si avvale di tecnologie avanzate.

Ogni abitazione sarà dotata, grazie alla struttura geologica del terreno, di bunker antiatomico fornito di particolari filtri depuratori progettati per difendersi da contaminazioni chimiche, biologiche e batteriologiche…

Sulla cosa dell’innalzamento delle acque ho sorvolato. Chi se ne frega. Ho sempre avuto paura a fare i tuffi. Per me, più si alza il mare e meglio sto.

Ma poi sono arrivato al paragrafo del bunker antiatomico, antibatteriologico. Certo, prima c’era la parte del muro con le telecamere, ma quello mi sembra il minimo se vai a fare la bella vita in un posto sottosviluppato come il Costa Rica, non vorrete davvero avere questi che vi vendono i calzini alla porta?

Dopo i calzini, quindi, sono finito ai bunker antiatomici e antibatteriologici e ho cominciato a temere che vi possa essere una vera idea di fondo. Una visione approvata e condivisa.

Intendiamoci: non credo ad un piano per distruggere il mondo, ma ad uno sguardo sulla Terza guerra mondiale che è come un colpo d’occhio di banalità, una roba da infilare nel discorso, una sorta di: “si, dovremmo pensare alla disoccupazione, anche se certo, poi ci sarebbe la guerra batteriologica… lasciamo perdere…”.

Così me la vedo questa cosa della Terza guerra mondiale. Una chiacchiera senza peso, data per scontata.

Eppure, deve essere tanto scontata che quando si vanno a costruire case in Costarica, con questo modello ideale di esistenza in testa, oltre alle mura per tenere i peones del cazzo a debita distanza, si deve progettare pure il rifugio antiatomico antibatteriologico?

Accidenti. Davvero questo scenario sembra cosa normale? Davvero nel 2013 si devono costruire bunker antiatomici? Ma non era finita quella cosa? Io ci sono cresciuto durante la Guerra fredda, con i test atomici che mi hanno strinato gli spermatozoi, accidenti, basta. Ancora, adesso, bunker antiatomici?

Eppure questa cosa della Terza guerra mondiale è il pensiero dell’ideologo (si dice così?) del M5S.

Dico io, ma quelle brave persone che stanno nel movimento per cambiare l’Italia, come conciliano le due cose?

Siete sicuri che non vi siete ritrovati, contro la vostra volontà, a far parte delle fila di uno che se dovessero scomparire i quattro quinti dell’umanità ci avrebbe pure un po’ di soddisfazione e sogghignerebbe un bel “ve l’avevo detto”?

Quando guardavo i film di 007 da piccolo ero sempre colpito non tanto dal pazzo di turno che voleva distruggere il mondo, ma dagli impiegati e gli operai e le guardie armate che lo seguivano nel progetto. Insomma, per ogni base lunare o sottomarina o deposito missilistico dal quale guidare l’arma fine di mondo per distruggere la Terra, c’era sempre una anonima forza lavoro, instancabile e sacrificabile, che lavorava giorno e notte per attuare il piano.

Mi chiedevo sempre, da piccolo, se quegli impiegati agli ordini del distruggitore non avessero case o famiglie o amori e figli da proteggere. Come avevano fatto a trovarsi tutti d’accordo nel disintegrare il globo terracqueo?

Cosa avrebbero fatto dopo?

Di solito non facevano niente dopo perché venivano sterminati. Con buona pace delle famiglie a casa e delle madri che dovevano inventarsi scuse con i figli per giustificare il non ritorno del papà.

Mi ricordo anche, sempre quando ero ragazzo, anche se non capivo niente di politica, che c’era una frase che mi risuonava nelle orecchie.

Nei partiti, sopratutto nella Democrazia Cristiana, mi sembra, c’era una cosa che si chiamava “questione morale”, se l’ho capita bene, era una roba che veniva dal fatto che c’era un sacco di corruzione e gente che rubava a destra e a manca in quei partiti.

Non credo che la cosa sia stata risolta, ma a parte questo, ora mi chiedo: è possibile che nella dirigenza del M5S, visto questi presupposti di distruzione di quattro quinti di mondo, si potrà un giorno parlare di “questione psichiatrica?”

Senza offesa. Ma ci sono delle famiglie e dei bambini a casa.

Gipi Pacinotti

Disegnatore e regista, collabora con la Repubblica e Internazionale. Con il suo graphic novel Appunti per una storia di guerra ha vinto il premio Goscinny al festival del fumetto di Angoulême. Il suo primo film si chiama L'Ultimo terrestre.