Il colpo basso di Morozov

La polemica tra due famosi esponenti della nutrita categoria sociale dei “guru di internet” – Clay Shirky e Evgeny Morozov – sta avendo un’escalation appassionante. Da tempo i due litigano: il primo è un celebre sostenitore degli aspetti positivi della rete e in particolare della sua capacità di aggregare persone e iniziative intorno a buone cause e al miglioramento del mondo. Morozov invece è un esperto diffidente, critico rispetto a certe sopravvalutazioni di internet e attento ai suoi effetti collaterali negativi (per cui gli ignoranti luddisti lo tirano per la giacchetta, come fanno anche con Jaron Lanier, leggendo sbrigativamente le sue analisi per dir male della rete tout court).

La polemica ha avuto un’accelerazione con le recenti rivolte nordafricane, precipitosamente indicate da molti media come “rivoluzioni di Twitter”: Morozov ha contestato la tesi (ne avevo scritto anche io qui) tornando a spiegare come spesso siano i regimi autoritari a usare la rete in modo repressivo, Shirky ha detto il contrario, e vanno avanti da un po’ a dirsele.
Oggi però Morozov ha scoperto che in qualche modo da un paio d’anni Shirky è stato consulente del regime libico su cose di internet, e gliele sta ammollando su Twitter.

La prossima volta che vi chiedete come mai certi governi autoritari sono così abili con il web, informatevi su chi li consiglia


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Luca Sofri

Giornalista e direttore del Post. Ha scritto per Vanity Fair, Wired, La Gazzetta dello Sport, Internazionale. Ha condotto Otto e mezzo su La7 e Condor su Radio Due. Per Rizzoli ha pubblicato Playlist (2008), Un grande paese (2011) e Notizie che non lo erano (2016).