I newyorkesi visti da uno spacciatore di marijuana

Due settimane fa, sul canale Vimeo delle selezioni dello staff, è stato pubblicato Rachel, una cosa che pensavo fosse un bel cortometraggio.
Il protagonista di Rachel – Dan Stevens di Downton Abbey – è un autore tv che ha vinto un Emmy (si vede la statuetta appoggiata su un tavolo) e che sta disperatamente cercando di scrivere una nuova sceneggiatura che sia all’altezza delle aspettative, dopo il successo del primo lavoro. Nel frattempo sta a casa, si occupa del figlio piccolo e della gestione domestica, continua a procrastinare, esplora siti di crossdressing, prova i vestiti della moglie e fuma erba chiacchierando sul divano con lo spacciatore che gliela porta abitualmente. Un giorno però sua moglie torna a casa prima del previsto.

Rachel è un racconto lineare, e il tipo di equivoco che regge il finale – la moglie che si arrabbia per la cosa giusta – non è innovativo, eppure tutto funziona perfettamente, e la tensione che si accumula nei minuti centrali è il risultato di un ottimo lavoro di scrittura.

Solo che non è un cortometraggio: Rachel è un episodio di High Maintenance, una webserie indipendente che parla di marijuana, è ambientata a New York  – a Brooklyn – ed esiste dal 2012.

La struttura narrativa di High Maintenance è molto semplice: le puntate hanno storie indipendenti l’una dall’altra e si possono anche guardare in disordine (durano dai sei ai venti minuti, la serie intera si guarda in una sera). Quello che le lega insieme e le rende una serie è il protagonista: un uomo barbuto sulla trentina che tutti chiamano semplicemente The Guy, il tizio.
The Guy spaccia marijuana, e la consegna a domicilio. Ogni episodio è dedicato a una consegna, ai clienti che l’hanno richiesta e alle loro motivazioni, e si sviluppa nelle loro case. The Guy si fa pagare piuttosto caro per i suoi servizi, 50 dollari: i suoi clienti, però, non assomigliano per niente allo stereotipo dello sballone. Sono persone con età e storie diverse tra loro, ma di una precisa fascia sociale: prevalentemente bianchi, di classe media, con case piccole e abitudini più o meno costose.

Tutti gli episodi sono intitolati con un nome proprio, il nome di una persona che non vediamo, ma che viene citata durante una conversazione tra i personaggi.
La marijuana è un pretesto, nella serie. In High Maintenance si parla, in ordine sparso, di morte, matrimonio, figli, Airbnb, birdwatching, pasqua ebraica, corsi di autodifesa, topi, asessualità, identità di genere, Ok Cupid, catering alternativi, nipoti preadolescenti, musical, femminismo, TedTalk, moda, ospiti insopportabili, solitudine, gente che si attrezza per l’apocalisse, coppie aperte, insegnamento, turisti europei, agorafobia, ASMR, contatori Geiger, cancro.

È chiaro che la serie parla soprattutto ai venti-trentenni con qualche dimestichezza, presente o passata, con le droghe leggere, ma la varietà degli argomenti e il realismo dei personaggi la rendono perfettamente godibile anche per chi ha un’età diversa e per chi non ha mai fumato marijuana in vita sua. Anche lo spettro emotivo su cui si muove la serie si estende parecchio: ci sono episodi più propriamente comici, altri drammatici, altri onestamente strazianti, in un’alternanza familiare a chi segue LouieTransparent, o a chi seguiva il primo Girls.

L’unico episodio non all’altezza è il primo in assoluto, Stevie, ma la qualità delle storie ingrana rapidamente nel progredire degli episodi, e ce ne sono di ottimi. C’è Jamie, ad esempio, in cui due ragazze impazziscono perché non sanno che fare del topo – ancora vivo – rimasto incollato alla trappola che avevano sistemato, e aspettano terrorizzate The Guy ascoltando Bon Iver a un volume a cui nessuno ha mai ascoltato Bon Iver.
C’è Elijah, su una cena familiare per la pasqua ebraica che prende una piega NSFW molto divertente. C’è Trixie, in cui a una coppia tocca gestire dei maleducatissimi ospiti eurotrash nella loro casa trasformata in Airbnb. C’è poi Brad Pitts, una delle mie preferite, in cui una donna chiama The Guy per far tornare l’appetito all’amica, che le ha appena dato una notizia pesante sulla propria salute. Nessuna delle due è una consumatrice abituale: l’episodio si chiude con una scena molto comica e tristissima allo stesso tempo, molto liberatoria.


High Maintenance è nata nel 2012: se la sono inventati Katja Blichfeld, che è stata casting director per 30 Rock, e Ben Sinclair, suo marito, un attore che ha fatto sempre lo stesso ruolo minore (homeless, ubriaco o tizio-con-gli-occhi-pazzi) in un po’ di serie, tra cui 30 Rock e Law & Order. Hanno scritto e diretto loro tutti i tredici episodi – divisi in quattro brevi stagioni – che si possono vedere gratis su Vimeo, e Ben Sinclar si è tenuto per sé il ruolo di The Guy.
Nel 2014 Vimeo ha annunciato che avrebbe finanziato la produzione della stagione successiva, e che l’avrebbe messa a disposizione a pagamento. I primi tre episodi on-demand sono stati pubblicati l’11 novembre (Rachel era una specie di esca), e se n’è scritto molto.

Vimeo non ha diffuso dati sul numero di visualizzazioni, ma il CEO Kerry Trainor ha detto che High Maintenance ha guadagnato più soldi nei primi due giorni dalla pubblicazione degli episodi a pagamento di quanti ne avrebbe guadagnati con la pubblicità di YouTube in due anni.
Gli episodi on-demand non sono proprio a buon mercato: durano circa venti minuti e costano 1,59 dollari l’uno. Altrimenti si può scegliere di pagare 8 dollari per vedere tutti e sei gli episodi della nuova stagione on-demand: gli ultimi tre usciranno nel 2015.

Gli episodi di High Maintenance migliorano dal primo all’ultimo: se vi piacciono quelli gratis, forse vale la pena di fare un investimento. Se proprio dovete scegliere tra gli episodi on-demand, guardate Ruth, in cui torna uno dei personaggi di Brad Pitts, ed è un po’ romantico, un po’ comico, e se non avete un sasso al posto del cuore vi farà piangere, anche se si vede un pene immerso nel latte (consideratevi avvertiti).

Gli altri episodi gratis di High Maintenance si trovano qui (cliccando “cc” si possono attivare i sottotitoli in inglese o in italiano).
Gli episodi on-demand si trovano qui (e sicuramente altrove, ma quelli li trovate voi).

Giulia Balducci

È nata a Milano e ci vive ancora, ha studiato a Milano, a Bologna e in Francia e ha una laurea specialistica in Letteratura Contemporanea, a cui tiene molto. Prima del Post ha insegnato Italiano in una scuola per stranieri, ha lavorato per l'Università di Bologna, ha ascoltato molta musica e letto molti libri.