Fotografie da guardare e comprare al MIA

Vorrei un bel quadro no, meglio una fotografia. Ritratto o paesaggio? Di quale epoca? È meglio vintage o contemporaneo? Basta andare al MIA (Milan Image Art Fair), la fiera milanese organizzata da Fabio Castelli dal 4 al 6 maggio negli spazi di via Tortona.

Sempre più ricercate, sempre più apprezzate, oggi le fotografie d’autore si possono trovare dietro ai divani, sopra tavole imbandite, alle spalle di scrivanie d’ufficio e nelle sale riunioni. Un nuovo pubblico si avvicina alla fotografia con meno soggezione di quanta ne avesse per l’arte contemporanea, perché la fotografia, lo sappiamo, sembra più facile, più decifrabile e consente a tutti di esprimere un giudizio per poi portarsi a casa una stampa che piace, solo perché piace. I prezzi possono essere elastici: si va dall’accessibile al capogiro con spregiudicata destrezza.

Come orientarsi? Chi sono gli intenditori che entrando in casa tua scopriranno che hai preso un vintage o una stampa senza nessun valore commerciale? Un’immagine di Henri Cartier-Bresson vale 1.000 o 70.000 euro? Irving Penn, il grande fotografo di moda e di tanti indimenticabili ritratti, è stato battuto all’asta a Parigi da Christie’s lo scorso novembre per cifre a sei zeri. Insieme a lui, quotazioni da capogiro per l’ormai eccessivo Gursky che nello stesso periodo è stato battuto, sempre da Christie’s ma a New York, per tre milioni di euro. Un piccolo Picasso.

Sempre più quotata Cindy Sherman che nel 2011 ha battuto il record dei record con 4,8 milioni per un pezzo. La riproducibilità non deve trarre in inganno: la fotografia sa essere preziosa e “unica”, basta conoscerla, innamorarsene e studiarla. Moda, reportage, immagini intime ma soprattutto paesaggi, sono quest’ultimi che, oltre ai grandi maestri, vendono davvero. Al tempo della crisi globale la fotografia assume il ruolo di bene rifugio. E la paura della “patacca” passa con i nuovi sistemi di controllo: 4G di ArtNetWork è un sistema di archiviazione digitale di opere d’arte basato su un ologramma sticker, posizionato sul retro dell’opera e collegato alla relativa scheda tecnica disponibile online. Chi compra, potrà accedere a tutte le informazioni relative all’opera semplicemente inserendo il codice alfanumerico nell’apposita sezione del sito ANWforyou o attraverso la lettura del codice presente sullo sticker tramite uno smartphone o un tablet. Comodo no?

Paolo Ventura, un amico, tra gli autori italiani più apprezzati, mi raccontava durante l’ultima edizione di Paris Photo in quali mercati vende le sue opere: «Va bene in Brasile e Corea del Sud ma vedo che il mercato italiano sta diventando dinamico: aste e manifestazioni offrono un buon numero di compratori, che io divido in tre categorie: gli intenditori, collezionisti veri che di fiera in fiera spulciano, comprano e spesso rivendono; gli appassionati che vogliono investire denaro e sentono che la fotografia può rappresentare un buon salvadanaio; infine i benestanti che, viaggiando, comprano per arredare, per acquisire un bene che entra di diritto nel parco del lusso e della rappresentazione dello status».

Denis Curti, vicepresidente della Fondazione Forma, esperto di collezionismo, spiega: «Non ci sono solo i collezionisti che privilegiano i grandi maestri; i nostri compratori sono spesso giovani che, per arredare le loro case, acquistano preferibilmente autori emergenti a budget ridotti. Una nuova figura sono gli interior designers che, su committenza dei loro clienti, non si limitano ad arredare le case ma scelgono anche le opere da appendere al muro. Aggiungo una piccola novità: la fotografia d’autore debutta nelle liste di nozze». Non più solo piatti e argenti ma paesaggi da ogni angolo del pianeta, pronti per essere appesi sulle mura dei nuovi sposi.

Ho chiesto a Fabio Castelli, l’inventore del MIA, cosa si aspetta da questa seconda edizione. «Sono molto contento del successo dello scorso anno, contento di aver generato energie. Vorrei che l’effetto MIA ampliasse e coinvolgesse altri protagonisti della fotografia: fondazioni e istituzioni, prima di tutto». Pensa a Forma, la fondazione milanese per la fotografia, ma pensa soprattutto all’amministrazione pubblica, Comune, Provincia e Regione che forse dovrebbero essere presenti e sostenere un evento che coinvolge e arricchisce la città. «Sogno per Milano un mese della fotografia e vorrei che il MIA fosse il traino per un’operazione di questo tipo. Quest’anno ho voluto un ufficio stampa internazionale, ho invitato grandi gallerie come Howard Greenberg o la francese Galerie Vu’, solo per fare degli esempi. Ospitiamo il fotolaboratorio che mostra come si stampa e si sceglie una carta. Rispetto allo scorso anno abbiamo aumentato gli espositori, coinvolto di più gli stranieri. Vedrà, vedrà com’è ricco questo MIA 2012».

E la sua collezione? continua ad acquisire opere? «Certo, compro molti contemporanei, giovani emergenti come Susanna Pozzoli, ogni tanto qualche pezzo da novanta come Jiang Pengyi». Compra e vende? «Sì, inutile negarlo, l’attività di scambio c’è. Ho pronta una mostra della mia collezione con 200 opere. Una mostra didattica, è lì da tempo. Spero di parlare con l’assessore alla Cultura Stefano Boeri, mi auguro abbia orecchie per ascoltare». Esistono i falsi? «Esistono, come in tutte le forme artistiche. Un problema specifico della fotografia è la confusione delle edizioni. Io credo che bisogna scegliere un formato, al massimo due e fare la somma dei due per far sapere a chi compra che di quell’immagine il totale sul mercato è di 10 o 20 pezzi».

La confusione c’è ma è il “difetto” di un mercato giovane e per questo ricco di vitalità e di quella dose di entusiasmo che mescola differenti livelli creativi e genera prezzi per ogni tasca. Guardate questa serie di immagini: sono solo un piccola selezione dei 250 espositori che potete trovare negli spazi del Superstudio Più di Via Tortona. A ognuno la sua foto dunque, da appendere, da conservare o, un domani, da scambiare o da rivendere. E se proprio non si vuole acquistare, potrete passeggiare tra le opere e, ad occhi bene aperti, guardare le mille interpretazioni di questo e di altri mondi.

Renata Ferri

Giornalista, photoeditor di "Io Donna" il femminile del "Corriere della Sera" e di "AMICA", il mensile di Rcs Mediagroup. Insegna, scrive, cura progetti editoriali ed espositivi di singoli autori e collettivi.