Fenomenologia del giocatore di Trivial Pursuit

Con le feste, non bastassero tutte le altre manifestazioni di tensione familiare, aleggia sempre il rischio della partita di Trivial, gioco che divide gli umani in due categorie: quelli che vivono malissimo il non sapere una risposta – il 94% secondo calcoli affidabili – e quelli che riescono a conviverci, e che quindi andranno in Paradiso. Ma ci sono poi sottotipi che saranno familiari a chiunque sia caduto in questo ennesimo rito deprecabile dei giorni di riti deprecabili (complice anche la nuova versione Feltrinelli economica da ex studenti del Ginnasio).

1. quello che dice che non vuole giocare ma poi si aggira per rispondere solo a quelle che sa.
2. quello che prima di leggere la domanda dice “eeeh, ma questa è facilissima!”, “ah, io la so!”, o simili.
3. quello che risponde elencando dettagli che non c’entrano niente per compensare che non la sa.
4. quello che “eh, ma le vostre sono facilissime!”.
5. quello che la sa sempre quando tocca agli avversari.
6. quello che quando tocca agli altri “fammi vedere se è quella che penso io”, ed è sempre quella che pensava lui.
7. quello che “non era la risposta definitiva, ne stavamo discutendo!”
8. quello che “per cosa comincia?”.
9. quello che tiene la mano sotto la carta sennò sbirciano.
10. quello che sbircia.
11. quello che mentre si gioca immagina liste e post sul suo blog.

Luca Sofri

Giornalista e direttore del Post. Ha scritto per Vanity Fair, Wired, La Gazzetta dello Sport, Internazionale. Ha condotto Otto e mezzo su La7 e Condor su Radio Due. Per Rizzoli ha pubblicato Playlist (2008), Un grande paese (2011) e Notizie che non lo erano (2016).