Evitiamo di morire per Berlusconi

Bisogna fare di tutto perché quella di Ugo Sposetti non diventi una profezia che si autoavvera. E cioè perché non sia comunque il Pd, con qualsiasi esito della camera di consiglio, a volare in pezzi a causa della sentenza della Cassazione sul processo Mediaset.
Sposetti è votato alle analisi provocatorie, che però spesso hanno un fondamento.
Possiamo perfino prescindere dalle scontate reazioni del Pdl nel caso di conferma delle due sentenze di primo grado e d’appello, con relative pene, a carico di Berlusconi. Perché tutti sanno che l’eventuale condannato è anche il leader più affezionato all’attuale quadro politico e alla sopravvivenza del governo Letta. Insomma, non saranno le Santanché a far saltare il banco delle larghe intese.

Il vero interrogativo riguarda la tenuta del Pd di fronte alla prospettiva di governare ancora a lungo con un Berlusconi truffatore patentato, bandito dalla vita politica, magari costretto agli arresti domiciliari. Interrogati, dirigenti di tutte le aree Pd escludono contraccolpi, con un argomento semplice: non sarà una condanna in più o in meno a cambiare il giudizio sull’uomo col quale abbiamo deciso di provare a governare senza alcuna illusione sulla sua probità.
Facile dirlo oggi. Nel caso, la volontà di tenuta andrà verificata sotto la pressione di un’opinione pubblica interna e internazionale rinfocolata dalla mannaia giudiziaria su Berlusconi. È facilmente prevedibile che dall’interno dello stesso Pd a quel punto partirebbero schegge di insofferenza.
Per questo è cruciale affrontare il passaggio rimanendo uniti, dando l’idea di un Pd pronto e affidabile in ogni caso, in grado di scegliere il meglio per il paese e di farlo coincidere col meglio per sé.

Non è quanto è uscito dall’ultima riunione di direzione. E ora sarebbe stato pessimo se un rinvio delle decisioni congressuali avesse lasciato negli occhi quella immagine dei democratici, e l’incertezza sui tempi, sui modi, sui candidati e sul ruolo di colui che a destra considerano il vero avversario in caso di elezioni ravvicinate. Non andrà così, a quanto pare c’è la volontà di sciogliere i nodi. Speriamo.

C’è chi dice che un Renzi in campo possa funzionare come deterrente alle bizze berlusconiane, quindi come polizza d’assicurazione per Letta. Finché lo dicono i renziani, l’opinione ha un valore relativo. Sarebbe utile se si dessero da fare per convincerne il presidente del consiglio.

Stefano Menichini

Giornalista e scrittore, romano classe 1960, ha diretto fino al 2014 il quotidiano Europa, poi fino al 2020 l’ufficio stampa della Camera dei deputati. Su Twitter è @smenichini.