Esercizi di stile

Notazione
Sono andato al bar per bere un caffè e leggere il giornale. Su Repubblica ho trovato un appello dei 12 finalisti del Premio Strega, sia la cinquina che gli sconfitti. Chiedono all’Italia, nella pur difficile situazione di gestione dei flussi migratori del Mediterraneo in cui si trova, di aprire i propri porti alle navi che soccorrono i migranti e votare per cambiare gli accordi di Dublino. Gli scrittori hanno approfittato per specificare che i loro romanzi “si parlano, quasi come una polifonia d’Italia” e ogni migrante ha una storia che andrebbe raccontata.

Retrogrado
Ogni migrante ha una storia da raccontare, e i romanzi dei finalisti del Premio Strega “si parlano, quasi come una polifonia d’Italia”. Per questo bisogna cambiare gli accordi di Dublino e aprire i porti alle navi che soccorrono i migranti, così che l’Italia affronti la difficile gestione dei flussi migratori del Mediterraneo. Sia i finalisti fuori dalla cinquina che i candidati alla vittoria del Premio Strega scriveranno un appello che sarà pubblicato su Repubblica. Lo troverò al bar, dove vado a leggere il giornale e bere il caffè.

Sorprese
Chi l’avrebbe mai detto? Sono andato al bar per bere un caffè e leggere il giornale, e ho trovato lì ad aspettarmi che cosa? Un appello su Repubblica! Non potete capire lo stupore quando mi sono reso conto che era stato scritto dai 12 finalisti del Premio Strega. E non solo la cinquina tra l’altro, attenzione, ma anche gli esclusi! Erano tutti insieme, uniti! E cosa chiedevano? Chiedevano di aprire i porti alle navi che soccorrono i migranti! C’è questa difficile situazione dei flussi migratori nel Mediterraneo, e pensate come chiedevano di votare per gli accordi di Dublino: per cam-biar-li! Pensavo che i loro romanzi fossero indipendenti l’uno dall’altro, ma la cosa sconvolgente è che invece si parlano: quasi una polifonia d’Italia! Tra l’altro io non me lo immaginavo proprio, ma ogni migrante ha una storia. Andrebbe raccontata!

Sogno
Non so esattamente dove sono, è una strada alberata familiare ma dai contorni vaghi. Cammino cammino senza meta forse per ore, finché non arrivo a un bar che non ho mai visto ma mi ricorda qualcosa. Lì ordino da bere non so cosa, che mi portano in una coppa decorata di gemme quasi fosse uscita dalle fiabe. Bevo, non mi sento bene, vorrei svenire e sono attratto da un articolo sul giornale aperto lì accanto. Vengo come risucchiato da questo appello di 12 cavalieri o qualcosa del genere. Chiedono di resistere alle difficoltà che il regno sta affrontando, mi strattonano, mi urlano in faccia che devo correre al galoppo e abbassare tutti i ponti levatoi nelle fortezze al confine. Fatto questo, dovrò andare dal Re delle Terre del Nord e sfidarlo. I cavalieri mi dicono che non posso sfuggire al loro sguardo incrociato, il loro grande libro epico che racconta il paese come un’odissea di narratori erranti che camminano nella sabbia. E poi mi sono svegliato in un bagno di sudore.

Pronostici
Se vai al bar ad aspettarmi, mi vedrai arrivare per bere il caffè e leggere il giornale. Comincerò a leggere Repubblica e mi soffermerò sull’appello dei 12 finalisti del Premio Strega. Sarà un appello congiunto della cinquina e degli esclusi. Sbufferò. Mi vedrai che leggo con aria corrucciata che l’Italia sta sì affrontando una situazione complicata nel gestire l’immigrazione nel Mediterraneo, ma comunque gli scrittori chiedono che siano aperti i porti e che si voti per cambiare gli accordi di Dublino. Mi vedrai che mi pulisco nervosamente gli occhiali sperando di avere letto male quando scopro che i romanzi dei 12 finalisti “si parlano, quasi come una polifonia d’Italia”, e ribalterò gli occhi al cielo scoprendo che ogni migrante ha una storia che i suddetti finalisti vorrebbero conoscere meglio.

Esitazioni
Non so bene dove stessi andando. Dal ferramenta, dal giornalaio? Fatto sta che mi trovo in un locale, tipo una trattoria, per bere forse una cedrata. Trovo lì un bollettino, un tazebao, e c’è scritto che alcuni scrittori o giornalisti, direi legati a un vino liquoroso tipo il marsala, hanno scritto credo un editto, non so bene. Dicono che l’Italia se l’è cavata non ricordo più se bene o male nel prendersi cura di qualcuno, che forse arrivava forse usciva, non so se da un passo alpino o dal mare. Ma comunque chiedevano che si aprissero le stazioni, i porti e forse i valichi, e che si andasse contro il Nord Europa (forse la Norvegia?). Fatto sta che questi giornalisti o scrittori – difficile ricordare – si erano parlati a lungo e avevano credo richiesto di avere della altre storie da raccontare per fare un concerto o simili.

Aspetto soggettivo
Anche se non sono finito nella cinquina dei Finalisti del Premio Strega, sono contento di avere firmato per l’appello uscito su Repubblica. Perché è giusto prendere posizione. Anche perché siamo tutti scrittori, i nostri romanzi effettivamente si parlano: è quasi una sinfonia nazionale. E poi è vero che dietro a ogni persona migrante c’è una storia che nessuno racconta. Quindi è giusto chiedere di aprire i porti, prendere atto della difficoltà della situazione, ma spingere anche per una soluzione politica di questa questione che si trascina da troppo tempo. Gli accordi di Dublino vanno cambiati il prima possibile. E se uno al bar va a bere il caffè e sfoglia il giornale, e trova questo appello, mi sento di avere fatto la mia parte come narratore e come persona.

Distinguo
Sono andato al bar (non alla sezione del partito) per bere un caffè (non del pastis) e leggere il giornale (non per pensare ai fatti miei). Su Repubblica (non su Limes) ho trovato un appello dei 12 (tutti e 12, non meno) finalisti del Premio Strega (che non è il Campiello), sia la cinquina dei finalisti che gli altri (potevano essere meno, ma sono tutti). Chiedono all’Italia (non alla Spagna), nella pur difficile (non banale) situazione in cui si trova nel gestire (che è cosa diversa dal respingere) i flussi migratori del Mediterraneo (tutt’altro mare rispetto al Caspio), di aprire i propri porti alle navi (ma non agli idrovolanti) che soccorrono i migranti (e non le merci importate dalla Cina), e di votare (non astenersi) per cambiare gli accordi di Dublino (che non è Budapest). Gli scrittori hanno approfittato (e non hanno lasciato perdere) per specificare che i loro romanzi (non i racconti altrui) “si parlano, quasi come una polifonia d’Italia” (non sono ognuno per conto proprio in silenzio), e che ogni migrante ha una storia (non una lista della spesa) che andrebbe raccontata (non espressa in forma di equazione).

Interrogatorio
– Dove sei andato?
– Al bar.
– Cosa volevi fare?
– Bere un caffè e leggere il giornale.
– Che giornale?
– Repubblica.
– E cosa hai trovato su questo giornale?
– Un appello.
– Chi lo aveva scritto?
– I finalisti del Premio Strega.
– La cinquina?
– No no, proprio tutti e 12, anche gli esclusi.
– Cosa chiedevano?
– Apertura dei porti alle navi che salvano i migranti e modifica degli accordi di Dublino.
– Prendevano atto della difficile situazione dell’Italia in questo frangente migratorio?
– Sì sì, figurati, senza dubbio!
– Altro da aggiungere?
– I loro romanzi si parlano, dicono.
– In che senso?
– Quasi come una polifonia d’Italia.
– Cosa significa?
– Non lo so.
– Altro?
– Ogni persona ha una storia di cui sappiamo troppo poco.
– Ok.

Telegrafico
ANDATO BAR PER CAFFÈ GIORNALE STOP LETTO REPUBBLICA STOP TROVATO APPELLO 12 FINALISTI STREGA STOP NON SOLO CINQUINA STOP CHIEDONO APERTURA PORTI REVISIONE DUBLINO STOP ROMANZI PARLANTISI POLIFONIA ITALIA STOP OGNI PERSONA STORIA RACCONTARE STOP

Controverità
Ho deciso di andare in un ristorante per chiedere un cordiale al bancone e non leggere nulla. Ma poi mi sono imbattuto per sbaglio nel Corriere della Sera, dove solo i sei esclusi del Premio Nonino hanno pubblicato una lettera per chiedere, alla luce del fatto che l’Italia non ha fatto niente per contenere questa fuga dei nostri concittadini dal paese, di operare una serrata degli aeroporti e inasprire le regole europee del trattato di Edimburgo. In calce, i sei poeti hanno specificato che ognuno parla per sé, e che le persone che se ne vanno sono per loro solo dei numeri senza niente da dire.

Ipocondriaco
Temendo di ripiombare appena sveglio in una letargia paracomatosa, mi sono trascinato a fatica verso il bar più vicino per bere un caffè, nonostante il rischio di reflusso gastro-esofageo [pantoprazolo]. Sfidando il mal di testa sempre incombente [ketoprofene di lisina], su Repubblica ho trovato un appello che mi ha subito agitato [benzodiazepina]: i 12 finalisti del Premio Strega prendono posizione sulla difficile situazione dei migranti del Mediterraneo, spaventosa solo al pensiero [integratori salini, idratazione, neomicina + bacitracina]. Chiedono che siano aperti i porti [pomata alla parmetrina] e si intervenga sul trattato di Dublino [profilassi echinococco con albendazolo]. Gli scrittori segnalano anche che i loro romanzi si parlano [carbamazepina] e che ogni migrante ha una storia che andrebbe raccontata [litio carbonato]. [Antibiotico macrolide ad ampio spettro + benzodiazepina per il ritorno a casa.]

Matteo Bordone

Matteo Bordone è nato a Varese negli anni della crisi petrolifera. Vive a Milano con due gatti e molti ciclidi. Lavora da anni a Radio2 Rai e a volte in televisione. Scrive in alcuni posti, tra cui questo, di cultura popolare, tecnologia, videogiochi, musica e cinema.