Emette ma non riceve

Ai molti che nell’establishment dell’informazione e della politica oggi si meravigliano di scoprire i deliri di Casaleggio dopo avergli attribuito il ruolo di grande guru e comunicatore della rete (“Casaleggio e dissociati”, li  chiamerebbe Nomfup), suggerisco la lettura di un sempre attuale Mantellini di cinque anni fa:

Anzi paradossalmente Internet è stata usata da Grillo (come per la verità fanno in molti) per verniciare di nuovo vecchi meccanismi aggregativi che hanno in passato ottenuto uguale successo di pubblico per altre vie. Grillo per esempio da tempo straparla di blog e del loro grande potere ma si capisce bene, ascoltandolo, che si sta riferendo al proprio blog e a null’altro. Perchè null’altro forse conosce. Da questo punto di vista la definizione di “leghista ripulito” che alcuni miei caustici commentatori hanno ritenuto di dargli, non è poi cosi totalmente assurda: racconta di un massimalismo con platea plaudente che assomiglia molto ad una certa retorica celodurista oggi fortunatamente quasi passata di moda (a parte Borghezio ma questa e’ un’altra faccenda). (…)

Forse, dico forse, Grillo è volontariamente fuori da qualsiasi dinamica di rete. Emette ma non riceve, parla ma non risponde, Grillo forse usa Internet bene (ben consigliato, andrebbe detto) ma non abita la rete. E come lui la grande maggioranza dei suoi commentatori e lettori. E questo nelle dinamiche di nicchia della rete stessa fa di lui un estraneo, che può essere magari citato in giro quando scrive scemenze in un post, ma che nella blogosfera riceve mediamente la stessa attenzione dei grandi emettitori generalisti (le Tv, i quotidiani ecc): vale a dire poca. Contano le migliaia di commenti? Poco anch’essi. La gestione dei commenti del blog di Grillo e forse l’errore più grande della fortunata gestione Casaleggio (alla quale si potrebbe anche imputare la leggerezza con la quale firmano “Beppe Grillo” post scritti da una redazione della cui esistenza le migliaia di lettori del blog nulla sanno), uno spazio aperto al commento di chiunque (ah la democrazia!) ma totalmente abbandonato all’inevitabile rumore di fondo di un sito web ad alto traffico. Vedi alla voce “partecipazione” polverizzata in pochi istanti in inutile “confusione”.


Vedi anche:

Luca Sofri

Giornalista e direttore del Post. Ha scritto per Vanity Fair, Wired, La Gazzetta dello Sport, Internazionale. Ha condotto Otto e mezzo su La7 e Condor su Radio Due. Per Rizzoli ha pubblicato Playlist (2008), Un grande paese (2011) e Notizie che non lo erano (2016).